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al testo di Paolo Melandri
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L'essere umano riconosce volentieri l'universalità e la comune appartenenza a questioni che non gli fanno né caldo né freddo come gli slogan politici o le ideologie. Cose che non sono né utili né nocive, come antiquate architetture e oggetti d'arte, diventano facilmente un patrimonio culturale comune a tutta l'umanità. Ma questo non accade con la sofferenza. Sarebbe imbarazzante, infatti, se il dolore a un molare provato da un leader politico durante una conferenza si propagasse alle decine di migliaia di persone che lo ascoltano. Gli esseri umani non si stancano mai di parlare, di vedere e di ascoltare altri esseri umani perché questi atti sono una sorta di indennizzo per le condizioni della propria esistenza: gli umani accettano l'esistenza degli eroi perché sanno che qualsiasi eroe possiede funzioni escretorie non diverse dalle loro. L'uomo cerca freneticamente gli altri uomini per concludere: “in fondo siamo uguali” e per pensare nello stesso tempo: “ma bene o male io sono diverso”.
© Paolo Melandri (22. 8. 2018) |
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