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al testo di Lorenzo Tosco
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Ce l'ho fisso il Natale in una nicchia
incastonata al cuore, ed è come un presepe spento per tutto l'anno e si riaccende in questi giorni d'avvicinamento. Ed è il Natale dei miei lontani giorni a Barberino, tempi di guerra, poco per nutrirsi, scarsi i vestiti... cappotti rovesciati riscaldamento... a brace, lo scaldino! Che freddo imbrividiva nell'invernale neve in un paese sotto l'Appennino! Ma il bambino dimentica la guerra il freddo, la miseria, lo sconforto, se il giorno di Natale quella stanza la cucina economica riscalda con ciocchi di legname a tutta fiamma. Fumano i cappelletti a mezzogiorno, la tavola è imbandita come a reggia ed i bambini attendono soltanto la sorpresa finale: ecco il panforte! Mi ricordo che sempre lo svolgevo e godevo al sentire lo scrocchiare del foglio argenteo che lo conteneva, i bambini... era tutto un gran gridare. Cerco ancora un panforte come allora, coperto a mano con l'antico foglio, ora a macchina solo è inscatolato, e più io non lo sento mentre scrocchia... Ricordar ciò mi reca tenerezza ed una gran malinconia nel cuore. Ma gli altri dove sono, mi domando ch'eran con me alla tavola imbandita? Dormono tutti il loro quieto sonno dispersi in cimiteri anche lontani, lo scoglio han superato della vita... ...ed io sono rimasto a ricordare. |
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