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Tiziana Colusso
- 05/02/2011 20:28:00
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sono ritornata sul sito dopo lunga assenza e ho trovato molti commenti interessanti, che mi hanno restituito sguardi freschi e originali sul mio libro. In particolare ho apprezzato il lungo e dettagliato commento di "Twinkle Daisy", che non conosco, e mi sembra una persona di particolare sensibilità e intuito sia letterario che emotivo. Grazie a tutti, conserverò i vostri beni preziosi: preziosi perché non sono viziati dai "sottintesi" e dai non detti dei recensori professionisti, a volte equilibristi capaci di dire il meno possibile con il massimo delle parole. I vostri commenti sono veri e cristallini anche nelle critiche negative, ed efficaci nel comunicare anche e sopratutto quando approcciano per la prima volta sia lautrice che la sua scrittura. Se volete continuare il dialogo, potete visitare il mio sito, www.tizianacolusso.it, per aggiornamenti o scrivermi una email allindirizzo che troverete lì
Twinkle Daisy
- 28/11/2010 23:08:00
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Questo è il primo E-book che leggo, la prima volta che interagisco con il mondo de “la recherche” e i suoi abitanti. Vi prego quindi di scusare il linguaggio povero e sgraziato di chi viene da un altro paese, un’altra realtà fatta di ladri e persone disperate, consumate dalla banalità delle loro esistenze. È stata una lettura piacevole, che esula dal genere di libri che solitamente leggo. Il testo è dominato da un’aura negativa che permane per quasi tutto il romanzo. Finisce bene, questo per me è quello che conta ed è per questo che mi piace. Tutta questa negatività nella quale poco mi ritrovo, lo smarrimento, l’angoscia che poco ha a che fare con il mio carattere solare e ottusamente ottimista, mi hanno catturato dal primo momento. All’inizio ho continuato a leggere perché aspettavo un cambio di ritmo. Poi ho continuato a leggere e basta. È il continuo scambio di ruoli a diversi livelli che più mi ha intrigato: il mondo interiore con quello esteriore, l’odore dell’erba bagnata sostituisce quello maleodorante dell’ufficio, la sorte della protagonista con quella dei suoi amici, i costumi di teatro con quelli di carnevale, presente e passato … C’è un fatto che non può essere cambiato. La protagonista è ben cosciente di questo ma non è in grado di accettarlo. Non può accettare la morte della sua quotidianità cristallizzata, per quanto insulsa e banale possa essere. Il mondo esteriore, impossibile da reggere senza un opportuno mondo interiore viene a schiacciare quest’ultimo con un improvviso colpo di coda. “solo ciò che è morto non cambia più” sembra il primo messaggio di attaccamento alla vita. Il primo segnale che qualcosa può essere diverso da ciò che sembra. Il reale si confonde con l’immaginario, con il mondo interiore così prezioso, ma che a volte diventa anche una prigione soffocante, marcia di pensieri troppo profondi, così profondi da perdersi nel loro significato. All’inizio la protagonista si barrica dentro di sé, presto però si rende conto che è obbligata ad interagire con il mondo esterno, che il valore della vita esterna è altrettanto pesante e consistente di quello della vita interna. Si rifiuta di interagire con “la sconosciuta”, con l’avvocato, con la corte senza rendersi conto che il cercare di non interagire non impedisce a una parte di se stessa di avere dei contatti con l’esterno. È lei ad andare a trovare la sconosciuta, lei l’ha uccisa e per questo motivo è in carcere. Questa è la realtà che con prepotenza fa sentire la sua voce. Con i suoi amici condivideva un destino comune, un senso di alienazione. Le paure, le fobie di ciascun elemento del gruppo tracciavano la linea di confine delle loro identità e non permettevano una reale comunicazione. Come vecchi eroi romantici affogavano giorno dopo giorno insieme nella vita, tra vino rosso e sigarette. Ora che il suo mondo è scomparso per sopravvivere occorre comunicare, evolversi. Gli amici della protagonista hanno risolto con la morte. L’autodistruzione sembra l’unica soluzione. Sisifo cambia vita ma poi rimane intrappolato lì e la sua vita è ancora miserabile anche se diversa da prima. Il vero nemico non è il mondo esterno, ma la solitudine, il famoso spleen che si confonde con il senso di colpa, l’incapacità di combattere l’ineluttabilità dell’esistenza. L’autrice trova la sua via d’uscita: bisogna cambiare. Ma non cambiare e basta. Occorre trasformarsi in modo sistematico e continuo, nel rispetto della propria identità. Trovare un modo di comunicare dinamico. Forse bisogna essere come l’acqua: sulfurea, malata, un vetro dipinto. .. oppure odorosa e calda, fino ad arrivare alle correnti spumeggianti e salate del mare. Nella trasformazione il mondo esteriore e quello interiore si uniscono in un unico destino. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. La vita è un teatro e va vissuta con gioia. Si può scegliere un punto di vista ma la vita è sempre quella: semplice e meravigliosa. Grazie sig.ra Colusso.
Giorgio Mancinelli
- 13/11/2010 10:02:00
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Tiziana Colussi: “La criminale sono io” in E-Book ed. la recherche.it
Quand’anche la tristezza e lo sconforto che ne segue, il dolore che segue alla pena non porti al riscatto, Tiziana Colussi, con una scrittura limpida, cristallina, che direi “pregiata” riesce ad affrancare l’infelicità che ci portiamo dentro all’accettazione prima ancora che al riconoscimento. A dare alle parole quel suono di consapevolezza che quasi, se prese una ad una, danzano da sole come note, sul pentagramma invisibile della pagina, che quasi, anche il refuso, il piccolo errore di sintassi, sembrano voluti, come un guizzo virtuoso che non è previsto sullo spartito musicale. C’è storia nel suo romanzo, quella un po’ di tutti noi giovani (o che lo siamo stati), c’è poesia (chi dice che non si può scrivere in prosa usando la magia della poesia?). Ma soprattutto, c’è tanto amore, da non confondere con il piacere (sesso o quant’altro, col gusto dell’estroverso o dell’originalità a tutti i costi). Ogni frase, anzi ogni riga, per non dire ogni parola, perfino le allocuzioni, trasudano amore allo stato puro, poiché c’è un solo modo di amare, nel bene e nella cattiva sorte, e quell’amore, l’ “autentica scrittrice” che si cela in Tiziana Colussi lo ha fatto suo: “Temevo di aver perso la capacità di far scorrere fluidamente la penna sul foglio. Invece non è stato così, la mia calligrafia in tutti questi anni si è anzi arrotondata, la penna non graffia più la carta in segni aspri e appuntiti, l’inchiostro scorre in curve e volute che planano docilmente da una riga all’altra, da uno strato all’altro del tempo” – Scrive, come se fosse casualmente incappata in una frase degna di un qualche riguardo, quando invece è già oltre che, superati i palpiti del cuore, bussa alle porte dell’anima, e gli viene aperto. “Eccolo Sisifo! non poteva mancare in questo sogno di famiglia, è in piedi accanto al suo carrello ricolmo di carte e da lontano mi fa cenni di assenso con la testa, tu lo sapevi vero Sisifo che sarebbe finita così, tutti insieme qui nella grazia di essere insieme, senza averlo nemmeno mai preteso, chi più di noi si era sentito indegno, inetto? ..che c’era qualcosa di molto più importante dell’identità da perdere e da vincere.. un dentro da trasformare in un fuori”. Ditemi voi, se non è poesia, e non è neppure amore, cos’è?
mazzarello
- 27/10/2010 14:13:00
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Larecherche.it è un contenitore di Autori eleganti, colti e sensibili. Colussi parrebbe anche moderna, che poi è quello che ci interessa. Lo stile è bello e scorrevole, forse anche quello degli altri suoi scritti. La prefazione è completa, si può citare Atwood di Alias Grace e Lo Straniero di Camus. Dalle acque si inizia e nelle acque si finisce, però sia linizio che la fine sono di morte. Possono essere alter ego le figure scomparse nellincidente automobilistico e perturbante fattucchiera quella soppressa nel lago. Dopo Zeno di Italo Svevo che, alla fine del romanzo, immagina di mettere una bomba al centro della terra, resta proprio questo: uno scenario che ha bisogno di essere riempito e ripopolato.
Eugenio Nastasi
- 13/10/2010 13:58:00
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"Che cosa resta vivo di ciò che muore? e più avanti " E voi dove siete ?" In un collage periclitante fra elucucrazioni indotte dal senso di colpa e piani narrativi sorretti da un forte impianto psicologico, Tiziana Colusso in " La criminale sono io" con una prosa serrata, meticolosa a volte, a volte sfiorante la realtà urbana, contadina, paesaggistica, perviene a un racconto intriso di vicissitudini da cui trapelano atmosfere alla Mann (quando prolunga senza soluzione di continuità linvestigazione dei sentimenti) o alla Kafka (per il rapporto irreale che riesce a saldare taluni segmenti introspettivi). Molto intrigante la disquisizione, distribuita in tutto il romanzo, sulla "langue", ora come analisi in un laboratorio strutturalista ora nel vivo della fusione prospettica di quanto scrive e lo scorrere sorvegliato delle descrizioni, con tocchi di buona poesia, ricama i profili umani degli amici morti tragicamente almeno come recupero di una indennità morale ma soprattutto come risarcimento dellassenza assurda che reca con sè la morte improvvisa e tragica. Un romanzo-confessione e, insieme, un atto di liberazione per una possibile altra occasione " pronta a riversarsi in altri mondi, in una lingua ipotetica ulteriore, folgorante". Questo libro è in parte questo e in parte il molto che si scoprirà leggendolo in maniera non corriva.
maria
- 12/10/2010 13:58:00
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1.Anna Maria detto da "maria", commento pubblicato sul blog LAPOESIAELOSPIRITO il 10 ottobre 10 2010
Già la frase che conclude il prologo del romanzo, “di nesso in nesso è sempre un intero mondo che chiede di essere creato, un mondo ipotetico nel quale possa riverberare una lingua non meno ipotetica, una lingua duttile e piena di echi” è ricca di promesse sia per chi sta ‘scoprendo’, sia per chi ha già conosciuto Tiziana Colusso attraverso “La lingua langue” e “Italiano per straniati”.
Antonio De March-Gherini
- 12/10/2010 09:26:00
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Alla maniera dei narratori antichi, visione e stupore si fondono in un linguasggio fluente e morbido a tutto vantaggio del lettore, fugace o stanziale.
Loredana Savelli
- 09/10/2010 16:20:00
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Complimenti a Tiziana Colusso! Libro avvincente, scritto con magistrale cura dei particolari, resi (ciò che più mi ha colpito) in una tornita "formafluens" che cattura il lettore, frase dopo frase, portandolo in giro nel tempo mobile del racconto tra andirivieni della coscienza che si fa man mano sempre più lucida e, direi, infine è sanata (e anche salvata) da se stessa.
francesca fiorletta
- 08/10/2010 21:58:00
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alla cortese attenzione del signor Glauco Piacentini: Buonasera, innanzi tutto ho piacere di rassicurarla sul bric a brac dietetico che ha rimpolpato il mio odierno menu con filetto di platessa e insalata mista (niente trippa, lo giuro, forse qualche prugna secca. a buon intenditor...) Lungi dal prodigarmi in autistiche autogiustificazioni autolesionisticamente autoletterarie, tento di spiegare l ovvietà del mio incipit imbellettato (perchè, in genere - si perdoni la mia giovanile inesperienza patologica - non si suole incominciare appunto letteralmente all improvviso? quale funambolico preambolo avrebbe più agevolmente preannunciato un incipit dignitosamente pertinente? chiedo per apprendere, e valutare eventualmente se e come fare ammenda in futuro). Ad ogni modo, preciso su richiesta, ostacolata da barocche digressioni da digestivo, mi sembrava opportuno evidenziare prima di tutto il carattere non strettamente demonizzante e mortifero che avrebbe potuto evocare in una mente appesantita da un corpo acrimoniosamente satollo un titolo - ex abrupto - di forte impatto emotivo, quale quello eletto dalla signora Colusso, che ringrazio per la generosa stima dimostrata a me e alle mie aspirazioni fortemente anti-veliniche. Inoltre, e chi ha letto il libro spero abbia colto, molte delle allocuzioni da me utilizzate nel commento si nutrono di rimandi, non formali ma sostanziali, a figure e motivi chiave del romanzo, che pure non si smedesima affatto, a mio parere, non per questo soffrendo di perdita d autenticità. In conclusione, unico mio rammarico sarebbe il non aver reso un buon servigio alla fruibilità del testo in questione, sebbene anche un autostima più coltivata della mia riuscirebbe facilmente ad avvedersi della scarsa rilevanza che un commento "troppo appesantito" possa rivestire nell orientare una lettura che "non sembra così interessante come forse in verità lo è". in fede, sfrenata
Tiziana Colusso
- 08/10/2010 17:41:00
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Affacciandomi sulla pagina per vedere se vi era traccia di lettori per il mio testo, ho trovato il commento assai sgradevole di un signore che non ho il piacere di conoscere, il signor Glauco P., il quale invece di leggere il testo si è limitato a leggere i commenti, il che è già assurdo (come sarebbe assurdo leggere un menù senza gustare i cibi lì elencati); e inoltre si è permesso di aggredire verbalmente una persona che il libro lha letto veramente, Francesca Fiorletta. Conosco bene Francesca, giovane studiosa che alle aspirazioni da velina di molte sue coetanee preferisce la passione per letteratura, nonostante la letteratura non interessi più nessuno, e si vede anche da come le persone scrivono.... quindi, caro signor Glauco, di giovani studiose, sia pure ancora involute e generosamente affabulatorie, se ne ha un gran bisogno, e non come dice lei, massacrando la nostra bella e antica lingua, "di cui penso non se ne abbia più bisogno".... Tiziana Colusso (assai divertita dallinaspettata schermaglia)
Mariella Bettarini
- 08/10/2010 16:42:00
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Cara Tiziana,
anzitutto, i più vivi auguri per questo tuo e-book, che si preannuncia (già dalle prime righe) come una lettura vividissima ed importante. Complimenti ed auguri di cuore, mentre spero di incontrarti a Roma, dove sarò mercoledì 13, per "poEtiche". Un affettuoso saluto da Mariella
GualbertoAlvino
- 08/10/2010 13:20:00
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Una lingua sobria, esatta, razionale al servizio duna materia ebbra e visionaria. Una lettura appassionante e istruttiva.
liliana ugolini
- 08/10/2010 07:06:00
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Liliana Ugolini. Ho letto inanzi tutto i commenti e mi aspettavo un testo del tutto diverso. Sono stata invece sorpresa di scorrere un romanzo di memoria e di ricerca con motivazioni profonde per la possibilità di devianze scaturite da un complesso. Fluida la scrittura facilmente raggiungibile. Complimenti all autrice.
Glauco Piacentini
- 07/10/2010 21:44:00
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Non me ne volete, ma da quello che leggo dai commenti il libro non sembra così interessante come forse in verità lo è; in special modo qla signora Fiorletta la quale dovrebbe essere molto giovane perchè ha appesantito troppo il suo commento di aggettivi e giochi di lingua bric a brac da renderne indigesta la lettura, non facendone buon servigio: sembra la corsa sfrenata di uno che si è appena mangiato la trippa, ma anche barocco imbellettamento di un patologico autismo annunciato dal primo verso che compare così ex abrupto( se questo era lintento della redattrice della nota, mi piacerebbe capirne la motivazione e lutilità per la nostra specie di imparare a correre satolli). Mi auguro che il libro sia migliore, non si configuri come testimonianza di autismo letterario di cui penso non se ne abbia più bisogno, ma testimonianza sofferta e autentica del bisogno di smedesimarsi....
marco palladini
- 07/10/2010 16:30:00
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Da partecipe al letteratronico parto, mi congratulo con la criminalautrice.
francesca fiorletta
- 07/10/2010 09:29:00
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Non di discesa agli inferi si può parlare, poiché il presupposto stesso del mortifero, progressivo impaludarsi de La criminale nel ciclo acqueo degli eventi sembra già in nuce la genetica, poi sociale appartenenza svilente ad un limbo di orride sensibilità proteiformi, squassate dal solo sentimento dell esistere. Sebbene l esigenza, improvvisamente tardiva, di scandagliare le ragioni effimere dei reconditi impulsi bestiali che albergano nell essere umano, possa apparire un tentativo di risalita dall abisso shoccante e apoplettico in cui la Colusso precipita insieme lettori e protagonisti, la rimodulazione del dolore velenoso, della rabbia stagnante, dell apatia rimpianta nel fluire dei capitoli, non lascia scampo ad ipotesi fondatamente catartiche; la Criminale ha una voce ma non un nome, la Sconosciuta ha una connotazione ma non una legittimazione sociale, gli amici hanno appellativi anagrafici ma senza un sostenuto costrutto emotivo. Potrebbe risolversi tutto nella gigantesca sovrastruttura psichica di una donna intrappolata nella sua stessa prigione mentale, il cui silenzio onirico si lacera di quando in quando per l ossessivo tamburellar di dita di una presunta coscienza legale, o per l infantile candore bitorzoluto di una parete familiare troppo restia alla compenetrazione affettiva. Del resto, già dall incipit si svela il gioco delle parti, ovvero della parte, la stessa riverberata in allocutorie combinazioni solfuree: la scrittrice, l io narrante, l amica superstite, l addolorata dissuasa dalle sue pene e da ciò ostinatamente indispettita, l impenitente adepta del senso di colpa, l indolente condannata, lei, la Criminale di se stessa.
Alfonso Lentini
- 06/10/2010 19:41:00
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Grazie, leggerò con piacere! Alfonso Lentini
Pirjo Hiidenmaa
- 06/10/2010 15:53:00
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Congratulations, Tiziana! Mi piace molto! Pirjo Hiidenmaa (Finland)
alessandro trigona
- 05/10/2010 15:24:00
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bello! notevole! merita sicuramente la giusta attenzione
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