Pubblicato il 18/04/2008
Schiuma bianca lambisce polsi e braccia. Qualche schizzo raggiunge il viso. Sono affondata in un rigenerante e profumato bagno. Posso pensare a me stessa, posso inseguire l’intenso desiderio di rilassare ogni singolo, contratto muscolo di questo corpo teso sino allo spasimo.
L’acqua è verdognola. Il mare si insinua nei ricordi e si rende presente con l’intenso odore salmastro. Le onde raggiungono la riva e si ritirano, in eterna danza. La luna è alta nel cielo e rifletto sulle maree e sull’utilità dei viaggi spaziali.
Uno scroscio improvviso e parcellizzato. Sono in piedi, sotto una cascata azzurrina. Non mi muovo e medito. Intorno un verde imbuto coperto di liane, Ebani e licheni. Ma basta rubare foreste all’Amazzonia. Perché uccidere il Paradiso Terrestre?
Uno squillo acuto, devastante si ripete. “Qualcuno si degna di andare a rispondere? Ho le mani bagnate: sto lavando i piatti!”.
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