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Vendere per comprare, comprare per vendere

Argomento: Economia

di Danilo Mar
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Pubblicato il 06/09/2010 20:43:56



1. vendere per comprare e comprare per vendere

In un mio recente post concludevo dicendo che l’economia italiana deve passare dal “comprare per vendere ad un più giusto vendere per comprare”. In questa affermazione sono racchiusi tutti i sistemi economici mondiali e tutte le forme di Governo.

Prima di tutto vediamo le differenze fra le due affermazioni. Nel “vendere per comprare” uno Stato cede beni eccedenti per assumere i beni mancanti. Ad esempio ho eccedenza di mele e carenza di ananas, cedo le mele in cambio dell’ananas. In questo caso lo scopo è quello di soddisfare le esigenze del cittadino.

Nel “comprare per vendere” lo Stato acquista beni mancanti e li rivende: lo scopo primario è soddisfare le sue esigenze di cassa, non quelle del cittadino. Esempio: a te produttore di mele dico di distruggere la produzione eccedente, che ti pagherò con una sorta di rimborso spese, poi penso io a ricercare sul mercato i beni che riterrò utili. Lo Stato si fa commerciante! Così abbiamo assistito alla distruzione, nel corso degli anni, migliaia e migliaia di tonnellate di pomodori, di ortaggi vari e, negli anni addietro, lo Stato ha pagato chi ha dismesso l’allevamento dei bovini.

Nel 1951 per Decreto Presidenziale, si ottenne la creazione dell’Ente Maremma, avvenimento importantissimo che modificò gran parte del territorio di Capalbio. Nacquero strade, case e la sua fisionomia cambiò. Per più di un decennio l’Ente Maremma espropriò, frazionò, bonificò e trasformò tutta la zona, assegnando terreni e case a una classe contadina che non era mai stata proprietaria di nulla. Lo scopo era quello di creare lavoro e far si che anche da noi ci fosse una autosufficienza di prodotti agroalimentari e di allevamento (la famosa carne Chianina). L’Italia aveva imbroccato la strada verso il liberismo.

Poi, nel 1964, con la nascita dei Governi di centrosinistra, tutto cambia: deve essere lo Stato a controllare tutto e deve essere sempre lo “Stato” ad imporre le regole. L’Ente Maremma viene sciolto. A coloro che s’erano buttati anima e corpo nell’avventura vengono rimborsati, i capi abbattuti e la produzione agricola, almeno in parte, resa inutile. E lo Stato diventa commerciante, produttore, costruttore. Rileva aziende decotte e le mette nel calderone IRI. Nasce così il disastro economico che ancora subiamo.

Un disastro annunciato! Perché complici gli industriali, le banche ed una opposizione che con il Governo centrale era connivente ( il Governo centrale chiudeva un occhio sulle amministrazioni periferiche), si arrivò all’assurdo che l’IRI si caricava di debiti perché ripianava le perdite, mentre gli utili erano tutti degli industriali!

Sparirono così marchi storici nel settore agroalimentare (Motta ed Alemagna) e fu creata la Sidalm, che produceva panettoni con quei marchi. Nell’industria automobilistica sparirono i marchi “Bianchi”, “Lancia”, “Innocenti” mentre quello “Alfa Romeo” , regalato come gli altri alla FIAT, fu salvato. E il gioco era sempre lo stesso: i debiti a me Stato, ovvero a noi cittadini, e gli utili a te imprenditore “prenditore”. Sempre più eravamo impelagati nel “comprare per vendere”! E sempre più aumentava quel debito pubblico che ancora oggi cresce senza controllo.

Vedete, in apparenza il “comprare per vendere” può sembrare azione liberista. Ma così non è! Dove lo Stato controlla tutto, pensa a tutto e coordina tutto vige un regime statalista, ovvero di impronta socialcomunista.

Dove lo Stato, invece, si limita ad una azione di garanzia e tutela i fabbisogni della popolazione facendo si che i pomodori, anziché distrutti, vengano ceduti in cambio di altro, vice un sistema liberista. Perché il cedere qualcosa in cambio di altra cosa non vuol dire barattare! Vuol dire che io agricoltore vendo i miei pomodori ed incasso soldi veri e tu Stato indichi le priorità mancanti e ci sarà chi quelle priorità andrà a reperire sui mercati internazionali. Nascono le figure del broker, nascono le società di import ed export, si sviluppano reti di agenti di commercio, si riconverte l’italica industria.

Tutto questo proposto è Economia Politica, ne parleremo a seguire.
[continua…]


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