Caro Direttore,
le scrivo avendo fiducia che il giornale da lei diretto voglia prestare attenzione alla mia condizione.
Sono molto anziana, benché tutti mi dicano che ho l’aspetto di una procace adolescente. Questo dono di natura mi ha causato non pochi disagi: infatti, malgrado vi siano innumerevoli evidenze scritte di provata autenticità che attestano la mia età, non mi viene riconosciuta la pensione di anzianità.
Non ho diritto neanche a quella di invalidità, benché sia totalmente inidonea alla deambulazione. Anni fa, facendo seguito alla mia domanda di riconoscimento dell’inabilità, fui convocata dalla ASL di appartenenza ma, nonostante il mio stato apparisse evidente a tutti i membri della commissione, la mia pratica fu archiviata con parere negativo. Nella certificazione si legge che l’Azienda Sanitaria, quantunque si fosse rivolta anche ai maggiori distretti ospedalieri del territorio ed alle strutture di altre Regioni, non aveva trovato un solo specialista in grado di valutare con cognizione di causa il mio caso e suffragare con un’attendibile diagnosi il mio diritto al vitalizio.
Lei mi risponderà che, in un momento come questo, che vede gli Italiani costretti a rassegnarsi al triste pensiero di essere condannati al lavoro duro a vita e la maggior parte degli invalidi o diversamente abili che si sono visti privare del sussidio o hanno subito la drastica riduzione dei contributi statali per l’accompagno, mi conviene rassegnarmi e continuare a lavorare.
Purtroppo, sono disoccupata da lungo tempo. Di professione ero cantante lirica e, grazie al mio timbro vocale unico ed all’eccezionale estensione delle mie capacità canore, avrei dovuto trovare una degna collocazione presso i più prestigiosi Teatri dell’Opera. Mio malgrado, sono incorsa in uno dei più vieti e biechi luoghi comuni che affliggono il mondo dello spettacolo. Da tempo immemore, circola la voce che io sia una iettatrice. Ci sono vere e proprie leggende che circolano sulla mia persona: pensi che sono arrivati ad affermare, anche in forma scritta e pubblica, che quando canto causo la morte della maggior parte del mio pubblico. Le uniche offerte per delle serate, mi sono giunte dal Circo Togni e dalle pro loco della riviera adriatica per spettacoli legati all’animazione estiva ma anche le loro proposte contrattuali contenevano la clausola che mi era fatto divieto di aprire bocca.
Ora, chiedo a lei che è persona colta e di mondo, le pare credibile che qualcuno possa essere spinto ad ammazzarsi solo ascoltando una mia performance? Direttore: non vi è traccia di suicidi seguiti all’ascolto della canzone “Felicità” di Al Bano o dei cori della Lega sulle rive del Po ed io, con una breve esibizione, sarei in grado di provocare una strage? Ma andiamo, suvvia!
Oltretutto, sono sola: non ho un compagno né figli. Le assicuro che ho avuto molti pretendenti ed ho suscitato l’invidia di un numero impressionante di femmine. A causa di quella che posso ben definire una manifesta diversità, ho visto scomparire i presunti pretendenti, a volte sin dal primo rendez-vous. La maggior parte li ho conosciuti in spiaggia o presso il porto (devo confessare la mia ossessiva predilezione per marinai e pescatori). Vivo in Sicilia e da noi, complici il sole ed un mare irresistibile anche a mezzanotte, è facile che scocchi una scintilla proprio fra le onde. Il problema è che oggi basta un appuntamento e già si passa all’azione. Gli uomini, anche i più romantici, di fronte all’impossibilità di avere un rapporto completo, se la danno a gambe.
Riassumendo: sono vecchia, sola, disoccupata, senza sostentamento alcuno. Spendo cifre enormi di condomino per il consumo dell’acqua e, a causa della particolare dieta che sono costretta a seguire, l’impegno economico per la spesa alimentare è divenuto insostenibile (ma la gente lo sa quanto costa al chilo il Plancton bio?). Sono affetta da gravi forme di intossicazione da mercurio, diossina, pesticidi, cromo, cadmio, idrocarburi, detergenti tossici e addirittura da Cesio 137 ma non godo di alcuna esenzione per le spese mediche e farmaceutiche. Sono non deambulante ma non ho accompagno né alcun mezzo utile a favorire i miei spostamenti.
Cosa devo fare: ammazzarmi? Le assicuro, se potessi, lo farei. Non sto qui a spiegarle i motivi… non ci crederebbe neanche lei.
Ora, le domando solo un favore. Ho smesso di rivolgermi ad autorità ed associazioni per la difesa dei diritti e, persino, per la tutela ambientale. Chiedo solo che lanciate questo mio appello:
“Ho accettato la mia terribile condizione ma, vi prego, almeno non chiamatemi MOSTRO!”
Nella speranza che vorrete pubblicare questa mia nella vostra rubrica “Scrivi al Direttore”, porgo cordiali saluti.
Aglaope Mermaid
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