Nostalgia dell’ignoto da cui provenni - ansia di conoscenza per l’approdo finale, il presente inidentificabile nei contenuti: è il risultato di una forza centrifuga che mi rende aliena a tutto ciò ch’è il divenire quotidiano della specie.
Il silenzio mi avvolge in un manto cosmico di isolamento. La notte del plenilunio richiama i lupi dalle terre profonde, ed essi arrivano: gli occhi di brace sanno anche guardare con amore. Peccato non riuscire a vederlo, sarebbe sconfitta per sempre la paura.
Somigli a un antico sogno, rivisitato ora è poco in una notte inquieta, mentre tutte le stelle facevano il più bel girotondo. Sul tetto di casa la civetta sorrideva ironica, ma l’usignuolo cantava a me sola l’ultima ninna-nanna del mondo.
Fratello, richiama l’infanzia intravista. Essa è appena trascorsa, e forse si attarda qui all’angolo, ad ascoltare il pianto della ferita nella carne della bimba - che nelle notti di agosto spiava dal tetto di casa la pioggia dei meteoriti.
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Il valore ultrasoggettivo dell’esistenza individuale sta nella funzione conoscitiva e di comprensione del mondo e del suo divenire continuo. Conoscenza e comprensione che ogni singolo e ogni collettività sono tenuti a conseguire, per assicurare la continuità dell’appartenenza comune alla stessa specie.
Nel Poeta questa funzione si compie con grande disagio e sofferenza, perché la sua stessa specificità lo spinge a “salti” di conoscenza e comprensione più ampi, tali da generargli l’estraniante sentimento di non appartenere mai al presente. La consapevolezza di essere passato dell’origine e l’ansia di approdo sulla terraferma di una conoscenza ultima agiscono in lui come una forza centrifuga che lo isola da ogni contatto reale e contingente.
La tensione tra i poli dell’ignoto originario e del finale approdo....
Fine '900
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