Il momento in cui s’intravede la felicità
sottoforma di una grande astronave
senza maniglie per appoggiarsi.
La fuga – il primo fosti tu – .
Un modo per prendere le distanze dall'abbaglio
che scioglieva i confini dello spazio.
Il problema era: averla “a disposizione”.
La bellezza. Nella totale arrendevolezza
dell’atmosfera. Morbida come burro.
Pioveva pochissimo, e sempre a comando.
Il sole creava riverberi
che impreziosivano i nostri occhi.
I miei erano più chiari,
i tuoi si celavano dietro ciglia più folte.
Ma è probabile fosse timidezza.
La fuga, dunque.
Metodo infallibile per sentirsi coraggiosi,
la paura alle spalle.
Poter dire: ho scelto la libertà.
Dopo fuggii io.
Convinta di aver scelto non la libertà,
ma un Ruolo.
(Usavo le maiuscole con disinvoltura,
prima di decidermi a livellare tutto.)
Ogni fuga è centrifuga.
Nel nostro caso,
in orbita equidistanti dal centro.
Agli antipodi,
ma geometricamente simmetrici.
Un modo per non perderci di vista,
forse.
Cos’è stato il passaggio ad ovest,
come un graffio sul volto?
* esperimento di prosa poetica
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