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Mico Argirò ad Agropoli

Argomento: Musica

di Catello Nastro
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Pubblicato il 02/08/2009 18:54:44

Interessante evento musicale ad Agropoli
MICO ARGIRO’ PRESENTA IL SUO CD “TRA LE ROSE ED IL CIELO
AULA CONSILIARE DEL COMUNE SABATO 30 MAGGIO ALLE ORE 17
Mico Argirò è un cantautore che, dopo l’esperienza della musica popolare con i Taranta Rock, ha iniziato a sperimentare nuovi stili espressivi. La sua musica è caratterizzata dall’essere realmente contro ogni corrente odierna e dalla ricerca per una musica realmente comunicativa e profonda.Egli stesso dichiara di avere avuto per “maestri” tutti i grandi cantautori italiani che, con la loro grandezza di espressione e di pensiero, hanno contribuito alla nascita del suo stile. Mico Argirò nasce ad Agropoli nel 1988, da famiglia non ricca, e presto inizia ad ‘appassionarsi alla musica. Fin da piccolo ascolta i grandi cantautori italiani e se ne appassiona profondamente, diventandone attento conoscitore. Primo fra tutti di quelli che poi diventeranno i suoi “Grandi Maestri” è Fabrizio De André, autore col quale Mico Argirò condivide tutto quel mondo di umili e emarginati in un rapporto né di imitazione né di emulazione, ma di vicinanza di pensiero. Col tempo si appassiona alla musica popolare, avvicinandosi per innovarla e creare uno stile popolare nuovo, al passo coi tempi, lontano da quella farsa dei tanti gruppi che scimmiottano canzoni antiche. Inizia così l’esperienza dei “Taranta Rock”, il gruppo fondato proprio da lui, che si esibisce in numerose piazze e locali pubblici; grande è il successo che Mico Argirò e i Taranta Rock acquisiscono nella città di Agropoli, tanto che saranno proprio loro ad esibirsi nell’importante festa patronale di S.Pietro e Paolo del 2008. Importante da ricordare è il successo che essi, con pochissimi mezzi, riscuotono via internet, ricevendo stima e contatti dall’Italia e anche dall’estero. Mico Argirò inizia a discostarsi dalla musica popolare, anche se non l’ha mai abbandonata, nel momento in cui essa diventa una moda, non più un qualcosa di importante e creativo, ma solo un copiare i ritmi di qualcun altro. Nel frattempo si è sempre dedicato alla composizione di canzoni, sue sia nella Musica che nel Testo, creando un proprio stile, vicino ai grandi cantautori italiani, ma molto personale: uno stile che affonda le basi nella musica popolare e etnica e, soprattutto, nei cantautori ed evolve attraverso la costante sperimentazione di musiche nuove, di lingue diverse come il greco arcaico e l’arabo, e di esperienze culturali e umane sempre vive. È proprio l’umanità che non manca mai nelle canzoni di Mico Argirò, un umanità vera, umile, intima, distante dalle finzioni della società moderna. È quindi spontanea la nascita della protesta in Mico Argirò, come si è potuto vedere anche coi successi su YouTube della “Canzone del maggio” e, soprattutto, di “Via della povertà, interamente riscritta da lui (1400 visualizzazioni in soli 5 giorni). Sicuramente Mico Argirò si connota come una figura artistica nuova, distante dal mondo della superficialità e del conformismo, una figura artistica di grande presa su tutti quei giovani che sanno discostarsi dal pensiero della massa. “Tra le rose e il cielo” è un disco di ultimi, di semplici e di grandi sentimenti, di umiltà e assoluto... un disco sospeso tra le rose e il cielo, appunto. Si tratta di un lavoro fatto di figure semplici, di poveri, di umili, è un disco in cui i personaggi prendono forma nelle note delle diverse canzoni. Già il titolo è emblematico: “Tra le rose e il cielo” infatti non è soltanto un verso tratto dalla canzone Bohèmienne, è la giusta sintesi dell’essenza del disco; le rose sono qui il simbolo di tutti questi personaggi, la bohemienne, Lily,la ragazza che muore di anoressia, i ragazzi sul motorino, la prostituta di dietro lo specchio, le rose sono il simbolo di questi fiori malvisti dalla società. Il cielo è l’altra componente dell’opera, l’assoluto, la profondità di Dio, il mistero della vita e della morte; questa caratteristica è facilmente reperibile in tutte le canzoni, ma soprattutto in due:“Maria” e “ Scrivendo dite...”. Se nella storia di Maria, la Madonna, ci si trova davanti alla difficile scelta di una madre, una donna, ancora una ragazzina, con tutte le sue paure e i suoi dolori, in “Scrivendo dite..”, si legge una tristissima storia che difficilmente verrà mai dimenticata: la storia della nipotina morta a soli quattro giorni di vita. “Tra le rose e il cielo” è un disco che pizzica le corde dell’animo, un disco commuovente, intimistico, ma anche artistico e di grande valore. Alle belle parole dei testi ben curati si aggiunge una musica indipendente, controcorrente, raffinata ed elegante, fatta di chitarre e violini, percussioni e armoniche, una musica frutto di diverse esperienze, fusione di generi e stili. “Bohèmien” è una canzone scritta verso la fine del 2005 e tenuta fino adesso nel cassetto, costantemente rivista e migliorata fino ad essere quella proposta; forse una canzone programmatica della poetica di Mico Argirò, forse solo un inno di poesia. La figura centrale è quella del Bohémien, lo zingaro, il girovago; ma non è soltanto uno zingaro o un girovago, è proprio quel Bohémien che cantavano i grandi poeti maledetti francesi: è poesia, è vita, è l’essere sospeso tra la notte e il vino, tra le rose e il cielo. Il Bohémien è l’artista, l’anticonformista che, dopo la dura lotta contro il suo tempo e la sua vita da ultimo, rimane vincente. Il Bohémien è l’attore, l’attore di se stesso, della sua vita, l’interprete della costante recita che si apre nel sipario; la sua compagnia è una compagnia di vinti, una compagnia di ultimi, di disadattati, di malfattori... .un coro “in direzione ostinata e contraria”. “Risveglio” è tra i più interessanti brani del CD , una canzone sui primi attimi del dopoguerra, i primi momenti dopo la ritirata dei carri armati. Nello svegliarsi del sole si muovono sulla scena, quasi tinta dei colori tipici della terra, personaggi (uomini, donne, ragazze) impegnati a ritornare alle proprie vite, a riprendersi le proprie case, ad aggiustare le macerie, fisiche e del cuore. L’unico sollievo di tutti questi personaggi è dato dall’alzare gli occhi al cielo nel vedere gli uccelli che, liberi, volano verso altre mete; gli uccelli sono i sogni di queste persone, sono la voglia di ricominciare, sono treni verso mete lontane, distanti dal mondo di morte e distruzione che l’uomo ha creato. Gli uccelli sono come i “Limoni” di Montale: l’unico accenno di colore in una giornata cupa. “Scrivendo di te” è uno dei pezzi più intimistici di tutto il disco: è la storia della “Piccola Rosamaria”, la nipotina di Mico Argirò, morta a soli quattro giorni. Il brano fu scritto circa nove mesi prima della nascita della piccola e, poi, a causa degli eventi, è stato rimaneggiato e riscritto. Doveva essere una dolce ninna nanna ed è diventata una canzone d’addio; malinconica e struggente, dolce e commuovente, uno di quei brani che difficilmente non toccano il cuore. “Una storia di tanti anni fa” ritmato e energico, il brano risente molto dell’esperienza popolare di Mico Argirò; è difficile rimanere insensibili a questa musica che attira proprio a “battere il piede” e scatenarsi. E’ la storia di una ragazza, una figura leggendaria, che uccide il principe che la stava violentando e diventa una brigantessa nel nostro sud. Interessante è il concetto, espresso nella variazione: “Ti stupirai che in una storia già raccontata si nasconde la tua prossima puntata”; ma è il ritornello che esplica il significato di tutto il pezzo: “Memoria di un tempo andato che non tornerà, Memoria di un tempo vivo di questa città. “Maria” E’ interessante vedere come, in un mondo di Mico Argirò fatto di ultimi e disadattati, compaia il personaggio di Maria, la Madonna. Qui Maria è vista come una ragazza, una donna con tutte le sue paure che si trova davanti a un destino difficile, che si trova davanti ad un figlio, non concepito, che è già destinato a morire e a soffrire. E così la Madonna è una ragazza che davanti “all’Angelo che parla” ha paura, ha un momento di smarrimento, non è più quel personaggio imbalsamato di cui ci parla una tradizione millenaria, è una ragazza come tutte le altre, è umana, triste di fronte “la gente che parla”, la sua storia è accaduta duemila anni fa ma potrebbe accadere oggi. E’ proprio l’umanità la grande dimensione di questo pezzo, un’umanità sottolineata dal violino che, come in un’Ave Maria, commuove con la sua melodia. “Dietro lo Specchio” è una canzone scritta precedentemente a Bohemien, tenuta molto più tempo sotto il “labor limae” e i vari miglioramenti è arrivata ad una precisissima stesura interamente simbolica e evocativa. Contrariamente a quanto può sembrare dal ritmo è una canzone di dolore, di profondo dolore:è la domanda che ogni uomo si fa di fronte al mistero della morte. “Perché?”. Le storie della canzone si intrecciano, quasi in un film, sullo sfondo silenzioso e ventilato della strada vuota di notte; appaiono così la ragazza che muore divorata dall’anoressia, i ragazzi che muoiono con un incidente in motorino e la prostituta che è ormai troppo ubriaca di vita. Sono questi personaggi di profonda umanità, vivi nella loro essenza. La canzone è indirizzata direttamente a chi “gestisce” le nascite e la morte degli uomini, a Lui la domanda : “Perché?”, a lui che silenzioso guarda tutta la scena “Dietro lo Specchio” del cielo.
Nell’aula consiliare della città di Agropoli, alla presenza dell’assessore alla Solidarietà Sociale, dottor Angelo Coccaro, in una sala gremita di giovani ma anche di amici ed estimatore dell’adolescente artista agropolese, presenti anche organi di stampa, radio e televisioni locali, in un dibattito semplice e spontaneo, è stato illustrato dai relatori il motivo ispiratore della produzione canora di Mico Argirò, un cantante ed animatore di un gruppo musicale che senza dubbio continuerà a far parlare di se attraverso canzoni di successo. Dopo la cerimonia nei saloni del Centro Sociale Polivalente che dista meno di cento metri dal comune, è stato offerto un rinfresco a tutti gli intervenuti, al quale hanno partecipato anche molti anziani frequentatori della struttura sociale. Il presidente del CSP, signora Dora Capaldo, ha avuto parole di elogio nei confronti del giovane artista cilentano e del suo complesso augurando a lui ed ai suoi amici un meritato successo

Comunicato stampa a cura di Catello Nastro



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