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Pan e il suo sogno

di Valentina Grazia Harè
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Pubblicato il 27/06/2013 18:02:43

Quel venditore ambulante dal canticchiante incedere era un uomo piuttosto simpatico a vedersi. Certo, ci si perdeva in qualcuna delle sue pance, a volte. E dividendo qualche chiacchiera con lui, ci si rendeva conto di avere davanti un sant'uomo: tanto era pieno di premure per la sua golosa utenza. Queste premure si esprimevano in grossi panini con crocchè e panelle. E una spruzzatina di sale per i panini e le zucche ancora sprovvisti.

Sembrava che quel sale desse davvero un sapore a tutta la comitiva felicemente addentante.

L'uomo si chiamava Pan: il dio delle panelle. Tutti si davano appuntamento: "alle dieci da Pan", invito anche per chi era ancora a casa, a ciondolare in pan... pantofole!

Anche quel giorno Pan si rivelò un dio: con fare musicale dichiarava cosa friggeva e come scoppiettava la panella, quasi smaniosa di essere assaporata.

Con gesti di microacrobazia le crocchè volavano sul panino, in fila indiana, come in lista d'attesa per il saporito traguardo di quella mattinata gonfia d'olio e di sapore.

Una ragazza si avvicinò alla lambretta e disse: "vorrei due panini, solo crocchè, da portar via".

Pan la guardò tenero e disse (ormai la conosceva da anni): "è per tuo figlio? Che caro ragazzino, è per via delle mie canzoncine, passeggiando con il carrettino, che ho conquistato le vostre fauci..."

Infatti Pan oltre a essere un bravo panellaro, era anche un mirabile scrittore di testi per canzoni.

Le sue canzoni, accidenti, erano belle davvero! ma il problema era sempre uguale: dopo mangiate le sue bontà, a tutti prendeva un sonno che sapeva appunto di una beata sazietà.

Prima dalle canzoni venivano attratti e compravano, poi però non gli davano agio di andare avanti nel mondo della musica perché confusi dalla squisitezza di ogni miracoloso bocconcino.

Un bimbo, una mattina, gli disse: "Sai, Pan, mio padre ora lavora in una casa discografica... e vorrebbe che tu cantassi davanti a... non so... certi signori..."

Pan diventò più piccolo del bimbo che gli parlava. Le sue pance tremolarono sotto a un petto che ebbe un sussulto. E disse: "Certo, quando?!"

Il bimbo disse: "ha detto di presentarti alle otto, domani sera..."

Pan pensò, per un solo attimo irritato: "Vorranno la cena, i miei panini, e poi al solito si addormenteranno, lasciandomi panellaro più di prima e cantante meno che mai".

Quindi in lui sempre combattevano il dolce: le canzoni e tutte le romanticherie appresso... e il salato: la sua professione che accendeva il gusto.

Fatto sta che quella sera, importantissima per il suo futuro, si presentò puntuale, come la sua speranza di cantante in cerca di entrare nel cuore e nei dischi della gente.

Il bimbo, che aveva fatto così dolcemente da ponte tra Pan e la sua realizzazione, gli disse: "Pan, vai, ti aspettano", e fece un caldo sorriso.

L'uomo disse fra sé: "bene, bene, hanno visi simpatici e... sono tutti così magri..."

Poi venne a scoprire, qualche tempo dopo, che erano tutti dei modelli nel tempo libero e non potevano abbandonarsi a quei magici panini... Pan, ormai famoso, disse, alla fine di un concerto: "Un grazie alla casa discografica "Le forme dell'Arte"

Poi pensò, felice: "E grazie anche alla loro dieta! grazie alla loro mancata pennichella..."

La canzone che concluse la serata fu Rendez-vous, che chiamava due parti in causa: l'arte e il palato. E tutti cenarono con i suoi straordinari panini, quella sera. Poi sognarono tutti, Pan e amici compresi, quello che ora era realtà!

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