Pubblicato il 26/05/2013 19:48:54
Nelle acque turbolente del lago, per effetto paradosso, ogni diffidenza si dissolveva. Il merlo del salone aveva buon gioco nel dire “buona sera” agli avventori. Poi arrivò la pioggia, acqua sopra e sotto. Le rose, schiaffeggiate, momentaneamente si arrendevano. I gatti stavano in guardia. Il gallo cantò fuori orario.
S’udiva il suono sordo della caducità, una sorta di vento che increspava dal fondo.
Anche noi nel cerchio liquido: altro non s’immaginava. Dunque, le rose. Il luogo ne era misteriosamente pregno. Il cielo, tornato azzurro, si consegnava all’esattezza di un effluvio, come fosse arrivato il momento della giustizia.
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