P… come Poesia
Il mio primo vagito fu un verso
beffardo alla vita
una sfida che persi vincendo.
Preghiere d’affranti parenti
portarono incenso alla culla
sacrificale, ignari che un morbo
nutrito d’amorosa placenta
aveva corroso la promessa
embrionale di pace.
Una pazzia sublime
mi schiuse abissi di luce
svelò voragini di dannazione,
per sempre mi rese
straniera in terra natìa.
Di un cromosomo folle
vittima e d’altrui danno
incauto strumento, conobbi
miserie perfezioni sfuggenti
visioni assenze sgomenti
e la perversa gioia di sapere
che nulla mai muterebbe
nella perfetta compiutezza
del disegno firmato
da un gene che chiaman Poesia.
(epoca incerta, anni ’60 ?)
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