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Ultimo tango a Sarajevo

Argomento: Poesia

di Marisa Madonini
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Pubblicato il 17/07/2021 16:45:24

IZET SARAJLIC

Ultimo tango a Sarajevo

Il novantaquattro, 8 marzo.
La Sarajevo degli amanti non si arrende.
Sul tavolo l’invito per il matinée di danza allo Sloga.
Naturalmente ci andiamo!
I miei pantaloni sono un po’ logori,
e la sua gonna non è proprio da Via Veneto.
Ma noi non siamo a Roma,
noi siamo in guerra.
Arriva anche Jovan Divjak. Dagli stivali si vede
che viene direttamente dalla prima linea.
Quando ti chiede un ballo sembri un po’ confusa.
Per la prima volta ballerai con un generale.
Il generale non immagina l’onore che ti ha fatto,
ma, a dire il vero, anche tu al generale.
Ha ballato con la donna più celebrata di Sarajevo.
Ma questo tango – questo è solo nostro!
Per la stanchezza ci gira un po’ la testa.
Mia cara è passata anche la nostra magnifica vita.
Piangi, piangi pure, non siamo in Via Veneto,
e forse questo è il nostro ultimo ballo.

(1994)

'Qualcuno ha suonato' Multimedia Edizioni 2001
Traduzione: Sinan Gudžević e Raffaella Marzano



Posljednji tango u Sarajevu

Devedeset cetrvta, 8. mart.
Ljubavno Sarajevo se ne predaje.
Na stolu pozivnica za plesno matine u “Slozi“
Naravno, idemo!
Pantalone su mi prilicno ofucane,
A ni tvoja suknja nije za Via Veneto.
Ali mi nismo u Rimu,
Mi smo u ratu
Evo i Jovana Divjaka. Po cizmama mu se vidi
Da je dosao pravo s prve linije.
Dok te moli za ples, ti si malcice zbunjena.
Prvi put plesaces s jednim generalom.
General i ne zna kakvu ti je cast ucinio,
A, bogami, i ti generalu.
Plesao je s najopjevanijom damom Sarajeva.
Ali ovaj tango – on je samo nas!
Od iscrpljenosti malo nam se vrti u glavama.
Mila, prode i nas zivot velicanstveni.
Placi, samo placi, nismo na Via Veneto
a ovo je mozda i nas posljednji ples.
(1994)



A circa trent’anni dallo scoppio del devastante conflitto balcanico la voce poetica di Izmet Sarajlic risuona con accenti leggermente venati d’ironia e grande emotività tra amore e guerra. Poeta testimone nella Sarajevo degli anni novanta durante un assedio interminabile e sanguinoso vi rimase e cantò con altri poeti nell’oscurità della città in guerra.
‘Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti’
(Erri De Luca e I. Sarajlic, ‘Lettere fraterne’, Dante e Descartes, Napoli 2007)

I poeti leggevano o dicevano a memoria il loro canto alle serate di poesia nel buio di Sarajevo senza corrente e Sarajlic ‘scriveva con tutta la sua volontà di contraddizione della distruzione.’ Questo grazie a un intenso calore umano che si avverte nella sua voce poetica anaforica e immediata, mai banale.
Nel bel mezzo di quell’ odioso conflitto il poeta scrive: ‘In una notte come questa, malgrado tutto, pensi a quante notti d’amore ti sono rimaste.’
Nella prefazione alla raccolta ‘Chi ha fatto il turno di notte’ (a cura di Silvio Ferrari, Prefazione di Erri De Luca, Einaudi 2012)
Erri De Luca annota: ‘(Sarajlic) non ha saputo odiare [...] ha voluto ribadire il verbo amare, che i suoi contemporanei, poeti e non, avevano pudore di battere a macchina. Gli piaceva la parola ammore che in napoletano si raddoppia al centro.’

30 FEBBRAIO

Nonostante le periodiche misteriose scomparse del 29 febbraio
ogni anno in amore
veniamo derubati di un giorno.
Da giovane non ne tenevo conto,
anche senza quel giorno
c’erano abbastanza sabati e mercoledì.
Oggi però per me è importante ogni giorno
in cui ti posso guardare.
Il nostro feudo
che si stendeva su cinquant’anni di futuro
si è ridotto a un misero podere contadino.


'Qualcuno ha suonato' Multimedia Edizioni 2001
Traduzione di Sinan Gudžević e Raffaella Marzano

30. FEBRUAR

Ne računajući povremena misteriozna iščeznuća 29. februara
svake godine nas u ljubavi
potkradaju za jedan dan.
Kad sam bio mlad o tome nisam vodio računa,
bilo je i bez te jedne
dovoljno subota i sreda.
Danas mi je važan svaki dan
u kome te mogu gledati.
Naš feud
koji se protezao na pedeset godina budućnosti
sveo se na najobičnije seosko imanje.



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