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Il miracolo della carta

di Salvatore Zeno
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Pubblicato il 10/12/2014 15:52:42

 

C'è un momento perché guardi dopo il cielo,

mio momento per spogliarmi e rivestirmi.

In silenzio mio vedere.

Mio momento che ci sei,

di là del firmamento ne fai uno e lì verrei,

nella confusione di un quadro di vapore e vento bianco,

vento celeste,

vento nero,

fantasioso esordio farà il vero.

 

Mio momento ora guarda, in ginocchio e fortunato

che ti dico,

metto in piedi un ricordo

granello per granello,

un gusto dolce ma non troppo

ché tu beva

e io dosi in un poema

a chiunque senta e voglia ascoltare

che mente e cuore sanno strade opposte

a chi si tocca.

E se non mi credessi pensa per esempio

al venire di quel tempo,

all'equilibrio di essere immortali, a braccia aperte dalla commozione, a quanto sia un bisogno gridare a volte in tondo

che la verità

è più pura immersa nel dolore

perché ripudia le paure.

 

Mio momento, che sei al nascere

un baccello un poco schiuso,

ti danzerò sulla carta

di una storia punto per parola

e, mentre l'odore del tuo corpo sarà appena un gusto,

sarai così grande e io così piccolo,     

un portento,

una cicatrice che dentro satura

il cammino del primo istante della luce

dove il nostro cibo cuoce e solo tu

puoi trasformare ciò

perché fluisca da una mano.

 

Guardo seppur non vi sia niente.

So che potrò aggrapparmi a te

e scrivendo ti vedrò.


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