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Pulsa de nura. La maledizione di Berenice di Cilicia

Argomento: Letteratura

di Bianca Fasano
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Pubblicato il 07/05/2022 22:02:42

Sabato 7 maggio 2022, alle ore 11,30, nel Foyer del teatro Diana in via Luca Giordano 64, Napoli, è stato presentato il libro di Fiorella Franchini PULSA DE NURA. La maledizione di Berenice di Cilicia. Napoli. In città è importante parlare d’arte. Seguendo questo principio sabato 7 maggio nel foyer del Teatro Diana di Napoli, è stato presentato, il nuovo romanzo di Fiorella Franchini “Pulsa de nura. La maledizione di Berenice di Cilicia” – Guida Editori. Lasciandoci alle spalle i marasmi del covid, si respira voglia di bellezza e il pubblico presente l’ha trovata nell’immersione in questo nuovo componimento narrativo della bella e brava scrittrice e giornalista. Occorre dire che quando si sceglie l’attore Giulio Adinolfi per la lettura di brani dell’opera, si riesce al meglio a permettere l’immersione nell’atmosfera intrigante e coinvolgente dell’opera che narra del complotto ordito da una setta giudaica ai danni dell’Imperatore di Roma, sullo sfondo dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e di un tragico amore condannato dalla ragion di stato. Tito Flavio, il generale che aveva saccheggiato e distrutto il Tempio di Gerusalemme, succeduto al padre Vespasiano, ripudia la regina Berenice di Cilicia, sua amante. La donna, costretta a lasciare Roma, accecata dal desiderio di vendetta, incontra in segreto un gruppo di rabbini nella necropoli di Neapolis e chiede loro di pronunciare contro il nuovo Imperatore, la pulsa de nura, terribile maledizione ebraica che porta chiunque ne sia colpito alla morte entro un anno. Oltre all’autrice e all’editore Diego Guida, sono intervenuti: la moderatrice Annella Prisco, Yvonne Carbonaro e Mauro Giancaspro i quali hanno saputo parlare del romanzo, descrivendo al meglio l’atmosfera di cui è impregnato, finanche nella sensazione tattile degli odori che caratterizzano alcune parti del lavoro, quali quello della salsedine o della pece usata per calafatare le giunzioni fra gli elementi di legno delle navi. Gli interventi hanno posto in luce il lato storico della narrazione, laddove i personaggi realmente esistiti vengono mescolati con abilità a quelli creati dall’autrice, che ha effettuato (come già accaduto in precedenza per altri lavori), una accurata ricerca dell’epoca storica anche allo scopo di parlare del territorio campano e delle stupende storie che la Napoli Greco romana regala. Fiorella Franchini vive e lavora a Napoli è molto conosciuta nel mondo della letteratura, difatti, al romanzo d’esordio L’Orchidea Bianca (Il Girasole 1995) hanno fatto seguito I fuggiaschi di Lokrum ( Marotta 1998), ispirato ad alcuni conflitti del secondo Novecento, seguiti poi dai thriller Nanhai (Il Mezzogiorno editore 2002), I Fuochi di Atrani (Kairòs 2006), per i quali ha ricevuto importanti riconoscimenti in concorsi e premi letterari É del 2014 il romanzo storico Korallion (Kairòs edizioni) e del 2018 Il Velo di Iside (edizioni Homo Scrivens). La ricordiamo anche per le undici interviste pubblicate nell’antologia Donna è Anima (Savarese editore). L’autrice collabora con il quotidiano Il Denaro.it e pubblica con riviste e periodici specializzati tra cui Pannunzio Magazine e Verbum Press. E’, inoltre, membro di Giuria di Premi letterari, svolge attività di ufficio stampa, conduce incontri culturali, presentazioni e lezioni di giornalismo. Per oltre dieci anni è stata direttore editoriale del webmagazine napoliontheroad. Torniamo a “Pulsa de nura. La maledizione di Berenice di Cilicia”: Il 24 ottobre del ’79 a Pompei, mentre fervono i preparativi per un’imminente visita dell’Augusto, la terribile eruzione del Vesuvio devasta la città e le terre circostanti. Il prefetto Gaio Plinio, comandante della flotta imperiale, salpa da Miseno per portare soccorso alla popolazione e affida al navarco Valerio Pollio Isidoro, il compito di salvare la nobildonna Salvia Rectina. La nave ripara nel porto di Neapolis per sfuggire alla tempesta e gli scampati trovano rifugio entro le mura, mentre la minaccia della grande onda di un maremoto si dissolve al suono misterioso di un sistro. Sulla città, però, sopraggiunge la nube nera di polveri vulcaniche, solcata da saette. In molti scappano verso le colline. L’autrice per seguire la trama tra il reale e l’immaginario della sua storia, realizza con accuratezza un racconto coinvolgente dove l’amore e l’odio, il concreto e l’arcano, si intrecciano, permettendo al lettore una full immersion in un passato che, da storico, si tramuta in attuale. Appare chiaro che la scrittrice possiede in sé la capacità di immedesimarsi anche in figure storiche quali Berenice, figlia di Erode Agrippa I e sorella di Agrippa II, che ebbe tra i suoi avi Erode il Grande,conosciuto per la famosa "strage degli innocenti". La storia, da passato senza pulsioni, si trasforma, per la penna della Franchini in una successione di cospirazioni e peripezie, in un susseguirsi improvviso di svolte sorprendenti nello sviluppo della trama che la scrittrice utilizza per mantenere desta l’attenzione del lettore. Nulla però è lasciato al caso, tutto, invece, frutto del riallacciarsi ad avvenimenti che risalgono ad accadimenti veritieri utilizzati per fare sì che i protagonisti siano costretti alla fuga, come quella impetuosa dalle spiagge di Ercolano a Neapolis. In tal modo lo scritto ci permette di trovarci a Capua, poi a Benevento, attraversando i monti del Sannio, fino a giungere a Roma. Alcuni passi, quali quello degli effetti dell’eruzione del Vesuvio, sono merito di una rilettura delle Lettere a Tacito di Plinio il Giovane. Tutto ciò ci permette di osservare il dramma non da Pompei, ma da Napoli e Miseno. Una voglia di archeologia che si rifà con riferimenti narrativi al ritrovamento archeologico del maggio 2021 avvenuto ad Ercolano, dei resti di un possibile ufficiale della flotta di Plinio, morto per aiutare i fuggiaschi che, a seguito di studi sul teschio potrebbero essere attribuiti a Plinio il Vecchio. L’autrice è sempre più abile nella capacità di elaborare una credibile ambientazione storica che, ovviamente, non nasce dal nulla. Piuttosto dimostra un’accurata ricerca documentale e un interesse anche umano e sensibile rispetto al breve regno di Tito Flavio, “Amor ac deliciae generis humani.” “Amore e delizia del genere umano”, forse anche perché ricordato come raffinato e generoso. L’imperatore Tito difatti, appena salito al potere, dimostrò queste sue qualità sorreggendo, anche con ricchezze proprie, le popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio del 79, che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. Non fu fortunato e forse meritava di essere ricordato nella storia di Fiorella Franchini, laddove sotto il suo breve regno (finito davvero troppo presto, forse perché avvelenato), accadde di tutto. Tito morì infatti il 13 settembre dell’81 d.C., per un male improvviso, dopo poco più di due anni di regno e il senato gli riservò l’apoteosi mentre suo fratello Domiziano gli fece erigere nel Foro romano, un arco trionfale. Oltre alla catastrofe vesuviana, ricordiamo, difatti, la misteriosa distruzione del Campo Marzio, dovuta a un devastante incendio, una terribile pestilenza e la morte improvvisa dell’Imperatore stesso, per cui “Berenice rabbrividì pensando a ciò che avrebbe prodotto la sua vendetta Era, forse, stata troppo crudele a invocare la maledizione? O era quel ripudio inaspettato ad essere empio e spietato?” Il libro è decisamente degno di nota, come ha affermato all’editore anche lo stesso Mauro Giancaspro, convinto che sia un’opera da leggere tutta di un fiato. Molto interessante altresì la presentazione effettuata da Yvonne Carbonaro, che ha parlato di un excursus nel romanzo “neo storico”, e ricordato come Alberto Angela, parlando dell’attrice pompeiana Novella Primigenia, l’abbia resa anch’ella attuale come ha fatto Fiorella Franchini con la sua Berenice di Cilicia, in una scrittura fluida e vivace, dove i dialoghi rendono più veri i personaggi e l’incalzare degli eventi accompagnano il lettore sino al finale che, ovviamente, occorre leggere. Bianca Fasano


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