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La soglia è sempre umida del cuore

di Amina Narimi
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Pubblicato il 05/03/2015 00:30:01

Quando l'anima si riempie, in ogni piega,

di emozioni scambiate a bassa voce

tu notassi la luce che proviene

sottile come un'ostia fino ai piedi

come  alza e abbassa dentro il  cuore

un deserto lunghissimo di stelle.

 

-Ha fatto un passo indietro l'altra notte-

dove il corpo stava per finire,

mangiato a colpi di parole,

nella tua vacca di legno-

sensuale e delicata,

non ha perso la sua infanzia

nè l'amore in pieno giorno al tuo cospetto,

minotauro che hai seguito quel sudore

volendo penetrarla nella mente ]

 

La soglia è sempre umida del cuore

dove il suo morire resta vivo,

inseguendo i picchi sopra il tronco

la semplicità sospende il tempo,

nutrendo il desiderio e l'altro nome

del paesaggio che hai smarrito nel cortile

della reggia, una miniera che si apre

nel divino, portatrice di pietà

tra le visioni

c'è l'inferno della gioia -e la pazzia

dell'ardimento- che si offre nuda,

nelle movenze di una beghinale,

fidanzata al godimento eterno

della luce,  ch'è regola a se stessa

 

dove tu hai visto un pentolone solamente,

con la maga che lo gira, c'è una donna,

nella cavità della bellezza, cristallina,

quanto più la senti oscura, lei rimesta

delle erbacce nella terra con i fiori,

con lo stesso amore dei tuoi versi,

il richiamo irresistibile a scavare

negli stagni, come fossero dei laghi,

con le gambe  indipendenti dal pensiero;

lei si affida,

sussurrando al selvaggio delle acque,

ai buchi della sua magrezza,

mettendo semi nel sambuco, aria di menta

 

non hai scorto, dalla tua  più alta luce

per uno stelo d'erba il viso in lacrime

nè l'orgasmo della legna dentro il fuoco

per l'acqua da scaldare, nel vivaio

le sue mani, quando stringono selvatiche

la grana delle cose,  dentro casa

quanto minuscoli i suoi occhi,

come piccoli eserciti instancabili

di ciò che hanno amato pelle ed ossa,

nelle crepe della siccità,  per ogni goccia

che girava sui bordi della fede,

con amore, per un filo di freschezza,

di fertilità. È troppo presto

 

per la memoria delle lacrime

appena pronunciate;

la dolce febbre dell'acqua che risale

è un arco spalancato,

un gesto d'apertura dove tace,

se vibrando ascolta  di un altrove,

su questa stessa terra;

dal buio del fondale io la sento respirare,

scrivendo la sua maternità nel fango:

"Ho sepolto tutto ciò nella poesia"

ripete,

con un chiarore nero intorno al cuore,

nella gioia che le dona la ricchezza

di raccontare al suo ritorno di qualcuno

che ha battuto così forte contro il petto,

traducendo dal dolore come un suono,

nel mite dondolio da ramo a ramo

lasciando tracce dalla bocca dei tre pini

alle orecchie della quercia che passava

la sua voce tra le mani , ed è qualcosa

che rimane

               ad aprirmi senza fine.


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