L'ultimo (incompiuto?) romanzo della Némirovsky, abbastanza lungo, si snoda con molti personaggi.
La vicenda si svolge durante il periodo iniziale dell'invasione tedesca della Francia del 1940, a seguito della disastrosa rotta dell'esercito francese.
E' un paese che piomba nello sconforto.
Vengono analizzati quattro gruppi di persone che abbandonano Parigi alla notizia dell'imminente arrivo dei dei nazisti.
Questo da modo alla scrittrice di analizzare tutti i sentimenti dei protagonisti: paure, meschinità, egoismi.
I dettagli ambientali sono molteplici, forse eccessivi, ed è solo oltre la metà della storia che l'analisi psicologica si fa più stringente ed interessante.
La maggior parte dei protagonisti, superate le paure iniziali torna a Parigi.
Allora però la tessitura del romanzo cambia registro; i personaggi iniziali vengono abbandonati, ci si concentra su altri e specialmente sul comportamento, anche collettivo, della popolazione, verso l'invasore.
Tutto diventa solamente sopportazione, calcolo, senza nessun ideale.
Ma nella storia tra Bruno von Falk e Lucille la scrittrice pare suggerirci che solo l'umanità, l'incontro fra le persone, possono salvarci dalla britalità della guerra.
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