La donna che credesti di amare
non era una dea, non un
territorritorio immacolato da
marcare, conquistare, possedere;
non una chiesa in cui trovare
rifugio, comunque; non una
schiava captiva che mantieni e che
ti serva e ti soddisfi, come tu
non sei un eroe mitologico,
un carnivoro felino, un antico guerriero,
un ribelle perseguitato,
nè re; ma sei un uomo.
Se ami una donna, guardala
attentamente
e impara da lei:
è così che le madri amano.
Ogni giorno spera
che il suo amore sia seme
e che non verrà dimenticato
e assapora ogni giorno,
occasione, preziosa,
irripetibile, per dare.
Se tu amassi così, non saresti
travolto dalla tormenta tremenda e terribile
del vicolo cieco.
Non manderesti in frantumi il cervello e con
il cervello in frantumi non
ne faresti a brandelli il corpo
impugnando e infilzando
un fallico coltello.
La donna che credesti d'amare
non è una magica orchiedea
che mai invecchierà da mettere
all'occhiello della giacca.
Non era una dea,
la donna che credesti d'amare, esangue,
nella salata ultima sfera di rimpianto,
ripercorre
il volto di tuo figlio
ad ogni alba
orfano.
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