Pubblicato il 02/11/2010 12:00:00
Molti sono i motivi per cui questo libro si colloca un poco fuori dalle abituali letture, soprattutto nel campo della fantascienza, ambito in cui questo lavoro di Antonio Colombo si colloca. Il primo e più evidente punto di singolarità sta nel titolo, composto dalla data di nascita dell’autore anagrammata e un sottotitolo in inglese che sta ad indicare la composizione del volume, un numero infinito di storie, ma è uno dei titoli possibili, tant’è che l’autore ne fa una carrellata di altri. Poi il lettore si trova di fronte all’impossibilità di collocare l’opera in un genere ben preciso, forse è un romanzo, segmentato e polimorfo, forse una raccolta di racconti, o storie, come suggerito in copertina, forse un lungo sogno, ramificato e tentacolare, forse ancora dei racconti che costellano un lasso di tempo prodigiosamente lungo, o semplicemente un sogno fatto nel volgere di pochi istanti ma con la capacità, che solo i sogni hanno, di abbracciare dimensioni e tempi lontanissimi tra loro. Superata una iniziale fase di smarrimento, dovuta alla fuggevolezza del punto focale, il lettore viene rapito in un viaggio che inizia agli albori del tempo per dipanarsi in ere future, saltellando qua e là sul presente, sul passato recente, su di un possibile futuro prossimo o su un tempo affatto incombente ma ancora inimmaginabile. Una vasta sezione del libro, che è una sorta di lungo racconto, narra di due persone dotate di uno straordinario potere, quello che – suppongo – tutti vorrebbero avere, che si devono fronteggiare per avere il dominio sull’umanità, umanità ormai sparpagliata in una sorta di diaspora universale, ma gli uomini non rinuncerebbero mai ad alcuni tratti del loro carattere, fanno le stesse mosse da milioni di anni, e notiamo che anche in un futuro lontanissimo continueranno a farle. E qui Colombo cala uno dei suoi magici assi, inserendo nella narrazione, a salvezza dell’umanità, quell’ingrediente che da solo, da sempre ha fatto muovere le sfere celesti: l’amore. L’amore e un tratto di semplice ingenuità possono capovolgere un destino che sembra già segnato, l’autore fa riverberare questo sentimento su tutte le sezioni che compongono la narrazione, donando al lettore una fantascienza un po’ sui generis, usando delle associazioni, a tratti termini, assai prossimi alla poesia, che non ci si aspetterebbe di trovare in un libro (o raccolta di racconti) dalla forte connotazione fantascientifica. E la poesia fa capolino di tanto in tanto tra le pagine, evidenziata dal corsivo, a fare da contrappunto a viaggi planetari, scoperte che provengono dall’abisso delle ere o semplici – per modo di dire – manipolazioni di cifre e dati. La sensazione che si ha leggendo queste Googol Stories è quella di un fantasmagorico giro su di un ottovolante lanciato attraverso i tempi, non mancano ad ogni pagina emozioni e colpi di scena, gli scenari cambiano repentinamente creando un continuo legame tra lettore e pagina, le vicende riescono a stupire, non sono mai banali, anche se talvolta affrontano cammini già percorsi nel genere, riescono sempre ad offrire una svolta imprevista, un “ma chi l’avrebbe mai detto” che rendono la lettura appassionante e divertente. L’autore da una grande prova della sua (immagino) pressoché inesauribile fantasia sorretta da un nugolo di conoscenze storiche e scientifiche che lasciano sorpresi. Colombo non crea una storia con un tema ben preciso e lavora per tutto il libro su quello, no, egli sceglie vari temi, e differenti spunti per costruire una serie di racconti ognuno unico e singolare, che ha vita propria anche se scollegato dalla raccolta. Talvolta questo polimorfismo traccia anche un piccolo limite nella lettura, pur sottolineando la grande perizia e capacità con cui il libro e costruito, talvolta qualche racconto sembra terminare troppo in fretta, un ottimo inizio, molto promettente, alla fine si sviluppa e termina nel brevissimo spazio di un racconto; forse l’autore vuole dare un piccolo assaggio della sua bravura e sta meditando un Googol Stories più simile al google che tutti usiamo in internet: ad ogni racconto, ad ogni spunto, corrisponde/corrisponderà un romanzo in cui le bellissime e sorprendenti idee avranno modo di svilupparsi ramificandosi in vicende ed avventure nuove. Ma questo è un mio piccolo e modesto pensiero, il libro è bello e ben scritto, Colombo – e qui mi ripeto, ma è cosa da sottolineare – dimostra una notevole fantasia e freschezza di idee e di vedute, anche l’impaginazione e la grafica stessa del libro sono movimentate, con corsivi, andate a capo, spazi, tutte cose che non sono vezzi ma contribuiscono a far sentire più da vicino l’autore, come se stesse raccontando le sue singolari storie a ciascuno di noi.
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