Pubblicato il 24/05/2016 23:27:23
Tenevo fra le mani due fascine e tu venivi per i vicoli del legno con un solo e lento chiaro nei miei occhi. Di quel gesto impercettibile ricordo che rese la distanza incalcolabile la più vicina al mondo sconosciuto, pieno di grazia e lacrime serene ai lati del mio viso, e lì soltanto. Così invisibile rimane il tuo sapore risalendo come un gemito morente dai fiori mai nati sul palato, liberi di guardare un nuovo ventre; è un filo di bisso che mantiene le tue radici alle mie mani e sopra i fianchi il sacchetto delle strade, delle sere, e una volpe che si sposa mentre piove con il sole- E insieme i tigli d’oro non possono che questo, in fondo al campo, non altro che danzare l’ederlezi mandando scuri un soffio di bellezza nel buio che va dal primo vento, al caldo dei pensieri in tutto il corpo. Come è semplice il miracolo che vivo, come gli angeli, va via prima del giorno. Un solo e lento canto mi vien dietro per i vicoli del legno col tuo passo stringendo le fascine con dolcezza per il fuoco nella stanza degli sposi, il buco di calore per le gambe da tenere a penzoloni nella gioia. 
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