Posso solo raccontarti di quel poco
intravisto per bagliori nei tuoi occhi
la santità del movimento -non il detto,
ma ciò che ho ascoltato, riponendo
le parole e i pensieri sotto l’aria
il soffio ed il respiro, abbandonata
alla dolce eucarestia. Così ritratta

Ti chiamo mio fratello, e ancora, padre,
piena di gioia e di capelli lunghi,
nella semplicità di una candela accesa
al chiaro dell’ignoto. Sono ora
tutti i nomi ed ogni forma ricordata,
scintillante a meraviglia. Dentro il cuore
ho condotto per te ogni preghiera,
ogni gesto del presente naturale,
mangiando alla tua bocca contagiosa
è nato il mondo, da cui nessuno torna,
fedele al passo che matura il pane.
Sei tu la grande morte e il mio risveglio,
chi cerca e chi è cercato in te è scomparso
ed ogni giorno ricomincio dalla stessa
pozzanghera di pace trasparente
dove il cielo si rispecchia ed il tramonto
indugia con la luce, nel miracolo
del mio laghetto azzurro come il mare.
Per gradi di visione altro non c’è
che verità accese dallo squarcio,
rannicchiata nella terra, silenziosa.
Strappando via all’ inferno un nuovo nome
ho condotto alla luce la follia
fra tori , vacche, e pioggia antecedente
alla ragione. Ed ora è grazie a te,
se luccica di sacro questa fossa
sulla quale poggiare il nostro arrivo,
l’ultimo punto di una contrazione
Dove hai posto la sposa e il bambino
risalgo alle corone, alle promesse,
leccando ogni ferita delle bestie,
per mangiare la polvere divina,
con i reni pronti a uscire nella luce
più sottile che lega il mio cordone
al mondo del divino ombelicale-
risalgo folle su due piedi infine vivo
come un germe tutto intero che si affida
al tremore più solenne della terra.
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