Pubblicato il 29/03/2010 20:00:02
Ostinati rami di pioppo le tue mani, strappano i nodi stretti di un salice piangente: Si scioglie in fretta la sua chioma e docile ricade sul tuo petto, in onde cromate di nastri d’argento. Una lama di luce accende di lava i tuoi occhi e di lapilli s’infuoca quest’arida terra. Se pure docili, i miei fianchi vibrano di una condanna pronunciata in contumacia, esiliati chissà dove, come canne al vento. Scolora di passate stagioni la mia pelle mentre la tua, di gioventù gitana, rivendica l’assedio di nuovi insediamenti. Accoglierò il tuo seme come premio ai sospiri e il soffio del vento lo spingerà lontano, in fondo all’oceano delle mie paure. Germoglierà il suo fiore in terre straniere, e imparerà ragioni che la parola più non dice: sarà il cielo a mostrare il prodigio quando il sole coprirà la luna.
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