:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Sei nella sezione Prosa/Narrativa
gli ultimi 15 titoli pubblicati in questa sezione
gestisci le tue pubblicazioni »

Pagina aperta 922 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Fri Nov 28 06:16:50 UTC+0100 2025
Moderatore »
se ti autentichi puoi inserire un segnalibro in questa pagina

Una consapevolezza nuova

di Teresa Cassani
[ biografia | pagina personale | scrivi all'autore ]


[ Raccogli tutti i testi in prosa dell'autore in una sola pagina ]

« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »




Pubblicato il 17/05/2018 09:05:32

UNA CONSAPEVOLEZZA NUOVA

La Pina aveva sempre pensato, con rincrescimento, di non poter aspirare che a una vita modesta, complice il mestiere di travet che, ostinata, dopo l’Università aveva scelto..
Impiegata in un ufficio postale.
Giornate dietro la tastiera a battere codici o allo sportello a ripetere sempre le stesse cose ai pensionati. E ambiente ristretto di chiacchiere intorno.
Ma non aveva voluto saperne di concorsi a ripetizione, di corsi d’aggiornamento, di pendolarismo e di stress da insegnamento.
La Pina si era rovinata gli occhi sopra i libri e aveva fatto il colorito diafano di chi passa le belle giornate chiuso tra le quattro mura.
Così, quando finalmente era arrivato il sospirato centodieci, si era detta che da quel momento in poi voleva godersi la vita. In quanto al lavoro, un impiego da ragioniera dattilografa avrebbe azzerato ogni ansia. Tutto si sarebbe giocato dentro l'Ufficio nelle quattro o cinque ore quotidiane e poi si voltava pagina.
Inoltre, la Pina era un tipo che non aveva mai nutrito troppa fiducia in se stessa. Aveva frequentato il liceo ma, a suo avviso, senza averne i requisiti se non la ferrea determinazione a non desistere. Però non si reputava intelligente, si sentiva sempre l’ultima e stava bene tra quelli che avevano fatto le scuole professionali, quelli che si dedicavano a materie pratiche, tecniche, senza avere pretese intellettuali.
Ai tempi del liceo arrossiva di fronte a un suo compagno, un ragazzo di bell’aspetto e di brillante intelligenza, un certo Andrea Serra, che disquisiva spesso con l’insegnante d’italiano su certe interpretazioni critiche degli autori di cui lei non riusciva a cogliere né il punto di partenza né le connessioni..
Così si prese il diploma di dattilografa, superò un affollatissimo concorso per aspiranti impiegati postali e si trovò seduta in un ufficio.

Però, come si sa, ogni essere umano è per sua natura insoddisfatto.
E anche la Pina, dopo un po’ di tempo che faceva quel lavoro, che avrebbe dovuto garantirle la tranquillità per tutta la vita, cominciò a provare un’uggia, uno spleen, un’insoddisfazione che non sapeva spiegarsi.
Si sentiva come Kafka, presa dall’ossessione di occupare nella società uno spazio più ampio del piccolo insignificante travet di un ufficio postale. Sì, insomma, la Pina desiderava lasciare un segno di se stessa, un’impronta indelebile che avesse rivelato lo spessore della sua persona. E personalità.
La Pina, nelle cui fibre le conoscenze apprese erano col tempo lievitate, si dilettava a scrivere poesie e racconti attingendo dalla realtà circostante. Riservava un'attenzione particolare al dialetto del suo paese, Agliè, che uno zio materno le aveva insegnato ad apprezzare .
Quanto le sarebbe piaciuto vedere il suo nome stampato sul giornale locale a firma di un suo scritto! Magari un semplice racconto che facesse riferimento alle tradizioni locali, a quella parlata che si usava in famiglia e che, a suo parere, risultava mezzo espressivo assai efficace, per i termini idiomatici coloriti che traducevano con insostituibile mimesi la realtà.
Da un po’ di anni Pina moriva dalla rabbia ogni volta che vedeva il nome di quel suo ex compagno di liceo, Andrea Serra, accompagnare regolarmente racconti e articoli nel solito giornale. E pure poesie in dialetto canavesano!
Ma a quello non bastavano le pubblicazioni? Quei libri che sfornava preceduti dal tam tam degli sponsor?
Non avrebbe potuto lasciare un piccolo spazio anche a lei, umile merlettaia, che si era rovinata gli occhi sui libri, studiando e ripetendo la lezione a voce alta alla madre che le confezionava gli abiti con gli scampoli da cinquecento lire? A lei che aveva sofferto le pene dell’inferno per il figlio neonato, operato a cielo aperto al torace?
La Pina era una ragazza semplice. Lei voleva solo scrivere una piccola storia. Riuscire a vedere finalmente il suo semplice nome, Pina Grosso, stampato sul giornale locale.
Così, un anno, dopo aver letto l’ennesimo racconto del suo ex compagno di liceo, decise di tentare la fortuna. Una sera si mise a tavolino e raccontò una storia con gli ingredienti della vita, prediligendo un registro che da una parte includeva i riferimenti al linguaggio vernacolare e dall'altra rimandava alla sensibilità dei crepuscolari .
Limò, corresse, sostituì, rielaborò finché dopo diversi giorni, o mesi? , ( tante erano state le energie e le ore che la Pina aveva investito), non vennero fuori otto pagine dattiloscritte, otto, il numero della Rivelazione, il numero degli anni di suo figlio, che spedì in raccomandata con ricevuta di ritorno alla Redazione del giornale locale.
E avvenne l’incredibile.
Avvenne, non si sa se per misericordia divina o per l’indubbia qualità dello scritto, che il racconto di Pina Grosso comparve sul quindicinale, con nome e cognome dell’autrice evidenziati in grassetto.
Fu gioia ed esultanza in famiglia. Le colleghe in ufficio si congratularono strabiliate a suon di -Non conoscevamo queste tue doti letterarie - e di -Perché non cambi mestiere, qui sei sprecata- che la riempirono d’orgoglio.
La panettiera volle regalarle i baci di dama di Tortona, perché si era sentita toccata dall'acutezza del suo racconto.
Persino Andrea Serra le strinse la mano, dopo averla incrociata uscendo dal ristorante, con un sorriso da attore e un sarcastico - A quando il tuo primo best-seller ?-, leggermente irritante.
Nel complesso, comunque, quell’inatteso desiderato riconoscimento l’aveva colmata di felicità.
Poi tutto tornò alla normalità. La Pina nel suo cantuccio all’ufficio postale, le colleghe della Pina a far pettegolezzi e il mondo a girare come aveva sempre fatto.
I giornali uscivano regolarmente con gli articoli di Andrea Serra .E il racconto della Pina, che aveva sorpreso ed estasiato tanti, diventò nel giro di poco un lontano ricordo, un piccolo pallino luminoso destinato a scomparire nel nulla oscuro.
La Pina fu ripresa dallo sconforto e dalla sgradevole sensazione che quello che aveva ingenuamente considerato un meritato trionfo fosse invece un beffardo inganno.
Non si dava pace. Voleva continuare a scrivere per sentirsi appagata.
E così decise di rimettersi a tavolino alla sera e, vincendo la tentazione del sonno, si confrontava con la scrittura. E riempiva pagine di quaderno che poi modificava, correggeva o strappava.
Ma come facevano gli altri a scrivere volumi di trecento pagine? Lei, a stento, poteva metterne assieme dieci, venti al massimo!
Infine arrivò il mese di dicembre.
E la Pina si era fatta cupa e scostante. In casa aveva da ridire su tutto.
- Superba ! – le disse un giorno la madre- sei diventata superba , Pina, invece devi essere umile, come vuole Nostro Signore. Come ti abbiamo insegnato noi con la nostra vita semplice.
La Pina ignorò il richiamo e si rinchiuse nello studio per inoltrare alle redazioni il suo nuovo racconto, dedicato al Natale.
Poi uscì con il figlio a far compere.

Questa volta, però, ciò che la Pina aspettava disperatamente non arrivò. I giornali della vigilia pubblicavano racconti di altri. E la Pina che, nella giornata topica, aveva preso d’assalto l’edicola più vicina, per acquistare i giornali, nel constatare che quelle pagine erano tragicamente prive del suo contributo letterario, si sentì invadere dalla disperazione.
Si sarebbe buttata a terra a battere i pugni contro l’asfalto gelido nella gelida mattina, avrebbe gridato ai Santi tutti del Paradiso e al Padreterno: perché??? Non avevano colto le redazioni il messaggio comprensivo dei valori morali che il suo scritto conteneva??? Non era stata apprezzata la riproposizione di quei dialoghi, espressione di un linguaggio quotidiano, in cui rifluiva tutta la saggezza della tradizione?

Se ne ritornò sconsolata a casa e continuò a singhiozzare in cucina con la testa appoggiata sulla cerata del tavolo non ancora apparecchiato per la prima colazione.
Poi, improvvisamente, si assopì . E sognò.
Sognò di trovarsi lungo la strada che portava a Bertesseno e, in quell'asprezza di paesaggio, di incontrare prima i suoi genitori giovani, con cui andava in vacanza quando era bambina, poi Guido Gozzano con la mamma. E infine Gesù Bambino. Anche Lui con la Mamma.
La Pina fece un oh di meraviglia davanti al Salvatore e si inginocchiò. Il Bambino Gesù le fece vedere che tra le mani stringeva il suo scritto e le disse: -Non temere-, mentre intorno si affollavano tutte le persone del paese.
La Pina si svegliò percependo dentro di sé un sommovimento interiore, un improvviso risalire dalle profondità dell’essere di una forza inattesa.
Di una consapevolezza nuova.

« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »

I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Teresa Cassani, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.

 

Di seguito trovi le ultime pubblicazioni dell'autore in questa sezione (max 10)
[se vuoi leggere di più vai alla pagina personale dell'autore »]

Teresa Cassani, nella sezione Narrativa, ha pubblicato anche:

:: Clementes sumus (Pubblicato il 04/09/2025 17:34:34 - visite: 760) »

:: L’abbandono (Pubblicato il 16/04/2025 14:53:09 - visite: 1911) »

:: ’Una furtiva lagrima’ (Pubblicato il 08/04/2025 15:55:41 - visite: 1800) »

:: ’Felicità, che pure esisti’ (Pubblicato il 28/09/2024 14:10:05 - visite: 1044) »

:: Un’altra bandiera (Pubblicato il 07/07/2024 21:01:23 - visite: 401) »

:: Fuoco di fila (Pubblicato il 29/06/2024 09:22:17 - visite: 353) »

:: Lo schiaffo (Pubblicato il 08/06/2024 19:51:33 - visite: 567) »

:: L’ippocastano (Pubblicato il 02/06/2024 10:54:06 - visite: 422) »

:: Italy (Pubblicato il 21/05/2024 21:25:04 - visite: 500) »

:: Il salto (Pubblicato il 07/05/2024 20:21:36 - visite: 1887) »