Pubblicato il 11/02/2017 17:54:53
La sedia di Manzano
Da qualche giorno non c’è più la sedia più alta d’Italia. Il tempo, la tormenta, la pioggia hanno manomesso la spalliera; l’uomo, poi, ha fatto il resto smantellando l’alto schienale sradicando le gambe da modella dall’arato della rotatoria.
Il distretto della sedia non ha più il vessillo, il totem è pronto per la discarica, gli anni novanta giacciono a terra sconfitti e come gli occhi di Schillaci rimandano braci incompiute.
Ora la rotonda accarezza un vuoto al centro, mentre ai lati si dispongono emaciati capannoni che non sanno lasciarsi estirpare.
Bisognerà trovare altre strade per intrecciare la paglia delle stagioni, adesso che la rete seduce e segmenta ricuce e rivende senza aspettare l'agire artigiano.
Da qualche giorno non c’è più la sedia più alta d’Italia e forse è meglio così, anche se fa tenerezza pensarla nelle stagioni, issata come un gigante esibito allo sguardo bramoso, come una tigre ammansita in un circo in declino che muore distante dalla ribalta.
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