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L’Almanacco non fa spazio alle voci metapoetiche

Argomento: Letteratura

di Maurizio Soldini
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Pubblicato il 17/12/2011 08:43:04

L'Almanacco non fa spazio alle voci metapoetiche
di Maurizio Soldini
 
Quale luna accada e ci attenda in poesia in questi anni di notturna trepidazione generale per il nostro futuro, nella fattispecie poetico, possiamo cercare di scovarla nell’Almanacco dello Specchio, tra i più noti libri, e ce ne sono diversi, che fanno il punto sulla poesia e antologizzano poeti. È infatti da poco uscito il numero doppio 2010-2011, curato da Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi, che nel 2005 hanno dato nuova vitalità  alla seconda serie di questo lunario poetico, che dagli anni settanta agli anni novanta del ventesimo secolo ha tracciato, seppure tra critiche e dissensi, talora giusti e altre volte meno, il percorso in cui si sarebbero mossi i poeti laureati già affermati e i più giovani con il loro work in progress. La cifra dell’Almanacco sono i testi poetici che quest’anno sono preponderanti rispetto alle precedenti edizioni, dal momento che nella presente edizione non è presente la ricognizione sui libri di poesia usciti nel corso degli anni presi in considerazione. Come dire: piuttosto che parlare sulla poesia si è lasciata parlare la poesia stessa. Questo è sia un pregio che un difetto. Dal momento che se la poesia ha la forte e legittima necessità di far ascoltare la sua voce direttamente dai poeti, e noi tutti abbiamo non solo la necessità ma il piacere di ascoltare le loro voci, ben vengano anche le voci dei critici, perché oggi abbiamo la necessità di ascoltare il discorso meta-poetico, per cercare di individuare i canoni di un tempo come il nostro nel quale c’è da una parte una giungla di scritture – veramente eccessivi i libri di poesia pubblicati rispetto a quelli letti - e dall’altra un relativismo buonista che tarpa le ali alla crescita e alla qualità della poesia medesima. Insomma avremmo preferito che anche nella presente edizione vi fossero le segnalazioni e le recensioni di libri di poesia, che per quanto incomplete, per quanto criticabili, avrebbero in qualche modo, come avveniva negli scorsi anni, mosso le acque di quel circolo ermeneutico che non può non far bene a noi e alla poesia. Apre il volume un saggio molto puntuale di Alberto Bertoni su Giovanni Giudici e la sua opera in versi quale lascito ereditario. Segue un interessante punto su Parise poeta curato da Maurizio Cucchi. Centrale e di non poco conto per questa edizione dell’Almanacco il capitolo dedicato a Lorenzo Calogero, medico e poeta calabrese, nel cinquantenario della morte, i cui versi sono avvolgenti con un linguaggio ricco di metafore e figure retoriche le più svariate, che danno la dimensione di una poesia visionaria e misterica con una musicalità che arpeggia le note di un esistenzialismo tutto nostrano tra paesaggio del corpo e paesaggio dell’anima e da cui oggi i poeti dovrebbero trarre insegnamento. Seguono i testi dei poeti laureati tra i quali Bacchini, Mussapi, Minore, Kemeny, Farabbi. Tra  le voci giovani emerge Carla Saracino. Ci sono poi le sezioni dedicate ai poeti stranieri tra cui vanno segnalati i poeti dell’Accademia di Svezia a cura di Daniela Marcheschi. Chiudono il volume il viaggio in Spagna del poeta Nicola Vitale e l’intervista di Mary Barbara Tolusso a Pier Aldo Rovatti sui rapporti tra poesia e filosofia, che non poteva non cadere su un nome ormai indiscutibile, quale quello di María Zambrano, che ogni poeta dovrebbe conoscere e aver letto. Come pure chiunque ama la poesia non può non leggere questo Almanacco. Perché per dirla con Calogero “… a partire da qui ora si danza,/ ora si sogna”. E l’amore per la poesia avanza.

Almanacco dello Specchio 2010 - 2011, a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi, Mondadori, 2011, € 16,00

 

[ Articolo pubblicato su Avvenire, 8 dicembre 2011 ]

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