Terra color mattone
tabacco, pomidori, lemoncelle,
un campo sterminato di meloni,
peperoncini rossi, zucche, melanzane,
ulivi sempreverdi, noci, mandorle,
fave, fagiolini, piantine di piselli.
E poi la gente antica,
con i vestiti stinti dal lavoro,
con la dignità d’un tempo
col suo valore antico più dell’oro,
gente povera senza quasi niente,
con le mani indurite dal lavoro
ma con il volto ricco di decoro.
E l’affetto, donato, ricevuto,
una carezza al buio, regalata,
sull’aia dalla luna rischiarata,
un bacio timido rubato
un rapporto mai dimenticato.
Lenta la luna scivola indolente,
ed il cielo rende limpido, lucente,
sembra fermarsi e poi tramonta ancora,
ma bacia prima quei campi arsi dal sole,
la vecchia casa bianca ricolora,
illumina gli ulivi,
le cicorie sul campo addormentate,
i fichidindia ai bordi del podere,
i fichi bianchi e neri sparsi tra i muretti,
abbracciati alle pietre bianche accatastate
come le gioie che mai la mente scorda
come le pene mie coi suoi dolori
che questa chiara luna mi ricorda.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 12.10.2005 – 00.15)
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