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Il profumo della passione

di Amina Narimi
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Pubblicato il 01/04/2018 13:45:44

Ci hai narrato del poeta che viaggiava
impastando le parole per guarire.
Che ne è stato dell’annuncio breve,
di quel corpo strappato dalla storia? 
Chi non ha saputo fare insieme
della pelle con la sua resurrezione? 
Lavarsi non è un gesto quotidiano
e il battistero la morte che rinasce?
Il passaggio i suoi gesti e ogni cura
non danno sangue, nella particola o nel pane,
ma nella voce che rialza che ci chiama;
il suo volto luminoso è la postura, 
l’abbassarsi a servire chi è piegato,
la donna curva che celebra il suo Dio,
che si solleva benedetta dentro il sabato,
proclamando la parola, stupefatta.

 

Quanto coraggio per mettersi in strada
per accogliere in grembo la mano protesa
fino alle acque, al canto di Myriam 
che col tamburello fa festa, diritta.
Non accade fulminea la liberazione-
viene piano dal basso, la saliva celeste,
con le sue piaghe incancellabili-
come ogni morte, mai immediata,
se Lazzaro esce ancora legato,
e potrà camminare, sciolte le bende,

risorgere allora è un lungo affidarsi?
È una donna che mette tutta l’offerta 
nel tempio, due spiccioli, quello che ha?

 

Mancavano solo due giorni alla Pasqua
e Marco racconta di quando a Betania 
entrò una donna, da Simone il lebbroso, 
con l’alabastro di nardo purissimo-
che ruppe versando l’unguento prezioso
fra un gesto solenne e insieme di cura,
il più intimo forse, le mani sul capo 
di quel giovane uomo seduto più in basso
( lo spreco fu grande, si disse alla tavola 
dove nessuno pensava alla morte)

col grande silenzio di chi ti accompagna 
a un lutto- un tacere che riempie la gola
di tutto l’amore che aveva da offrire:
cancellare la puzza di morte alla tavola
preparando il suo corpo, come una sposa.

 

Porteremo sul petto all’infinito
i segni al costato ai piedi e alle mani,
ma è nulla la morte verso il profumo,
il suo largo d’aria meraviglioso,
se quella che sembra una tomba soltanto
è il principio bagnato di resurrezione
che rende possibile a un’altra vita 
il coraggio di scrivere di avere udito 
una voce nel vento la stessa poesia 
di chi ha ripreso a respirare
dal seme disceso dentro la terra-

 

un dolore cristiano che non fa morire, 
che ci accompagna e lento si immerge
nel battesimo sepolto 
                             nella morte di Gesù.


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