Pubblicato il 10/04/2018 15:21:53
Non scavo l’anima ma mi rattrista l'aver dimenticato. Sugli asfalti corrotti contavo i tulipani. Le campane delle chiese erano avvisi. Dalla finestra immaginavo cupole. La poesia era l’alibi della mia solitudine. La memoria, l’antidoto di ogni risveglio. Nel piegarsi della foglia, coglievo autoironia e riflettevo sulla caducità. E non c’era alcuna colpa. Poi credetti che il Progetto di Vita coincidesse con l'Ordinario. Decisi di non cercare in profondità, perché siamo solo lineamenti del nulla. Piuttosto ubbediamo alla forza del corpo e alla sua debolezza: ogni cosa è infine molecole e atomi. Sacre particole. Allora stare in superficie come un pesce volante.
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