Era una sete, assidua
di giorni di giostre di fiori
la tua sete,
che faceva cigolare le nocche,
spettinava i capelli inquieti
come falde d’un deserto arso dal sole.
Tessevi sogni scomposti con le filigrane francesi.
Ti attraversava l’incubo della certezza,
spegnevi le candele e vedevi
oltre le mensole scarne,
quell’urlo che accoglievi nel grembo palpitante;
Non mentivi.
Osavi esigere dal destino
come un mercante verso i creditori,
bussando con mani bianche, volto bianco
occhi di colomba ardente.
Chiedevi amore.
Chiedevi l’inspiegabile che traboccasse,
lenisse
la carcassa dei giorni macerati nell’immobile
ordine del contadino ligio al suo padrone.
Bevesti quel vino.
Tutta la cantina grondò nel pozzo del tuo desiderio
come fiumi che confluiscono nel letto
del grande mare nato dal fiore del deserto.
Emma,
fu il tuo nome.
Emma.
E porti ancora,
nel tuo insaziato cuore, il fiore
di ogni donna
in cerca d’amore.
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