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di Teresa Cassani
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Pubblicato il 08/12/2020 16:19:06

ALTERNANZE

Se ne stava curva al tavolino mentre la pioggia fuori scrosciava. Da diversi giorni c’era maltempo, ma a lei non dispiaceva l’atmosfera raccolta tra le quattro mura nel mese di dicembre. Guardava distrattamente attraverso la mussola bianca, posta ai vetri delle finestre, le chiome dei sempreverdi che si intravvedevano e pensava al godimento che l’oasi di piante in pieno centro le procurava.
Considerava come la sua vita fosse nella fase degli arrivi. La libera gestione del tempo all’interno della giornata, senza vincoli né orari, era una condizione che la stava viziando da un po’. L’aver potuto disporre di una certa somma per procacciarsi l’abitazione in città e nel quartiere desiderato equivaleva al conseguimento di un premio.
Certo, quell’esistenza a riposo forse le aveva tolto mordente ma non poteva di certo augurarsi le mille angosce consumate nel corso degli anni.
Adesso che cosa le mancava? Praticamente nulla. Il marito era pronto a sobbarcarsi ogni fatica esaudendo tutte le sue richieste. Il figlio minore, obbediente e disciplinato, condivideva con lei la passione per la letteratura e il maggiore, più indipendente e solitario nel suo vivere appartato, non mancava di esercitare empatia con lei.
Di recente le amiche della prima adolescenza si erano fatte vive a turno. Una per comunicarle che il figlio aveva scritto un libro, desiderando il suo parere, l’altra per ragguagliarla intorno a annose vicissitudini domestiche. Con quest’ultima c’era stato un piccolo diverbio, riguardante la notifica di gesti benefici. Quando si era permessa di osservare che l’esplicitarli avrebbe potuto essere espressione di vanità, magari inconscia, l’amica era ricorsa al nucleare per affermare la propria ragione e lei, che non voleva fratture a causa di ciò che giudicava sostanzialmente una quisquilia, aveva abbassato le armi.
Quello che, invece, invariabilmente la tormentava era il rapporto con la madre.
La sorprendeva la duplicità del suo comportamento. Da una parte era una donna che evidenziava la stessa saggezza del libro dei Proverbi, dall’altra sembrava un’erinni furiosa animata da uno spirito irragionevole e vendicativo.
Le molte primavere trascorse avevano determinato inevitabili trasformazioni in entrambe, tanto che la figlia non riconosceva più la madre e la madre non riconosceva la figlia; con la differenza che quest’ultima si sentiva impotente davanti al dato inoppugnabile dell’età anagrafica: una novantenne, infatti, per quanto lucida di mente e in buona salute, era sempre compatibile e giustificabile.
Lei, adesso, sentiva piovere sul tavolo, in cui passava il tempo al pc, chicchi pesanti di immagini e ricordi. Attraverso le tende di mussola bianca guardava le cime scomposte dei pini mossi dal vento e pensava che avevano lo stesso aspetto spuntato delle sue armi .



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