Pubblicato il 21/01/2019 22:41:17
Ero felice per quella coperta. Un soldato dell'armata rossa mi aveva regalato la sua. Oltre il filo spinato i miei occhi scintillavano di gioia, lacrime miste a sangue coprivano il mio volto. Sentivo lieve un tepore sulla pelle, una pelle che non conosceva più carezze, che copriva solo uno scheletro vagante nel nulla. L'umanità si stava risvegliando in me. Guardavo il soldato con una riconoscenza immensa: lui mi ha regalato un sorriso, un sorriso e qualche scatoletta. Dio era tornato tra i poveri, tra gli umiliati, tra gli oppressi. Si era ricordato finalmente di noi, di noi che eravamo ormai solo un numero, un'entità senza nome. Tristemente la scritta “Il lavoro rende liberi” ondeggiava nel buio della sera. Salvatore Armando Santoro (Boccheggiano 3.12.2012 – 13,54)
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