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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Il Mistero di Edwin Drood

Romanzo

Charles Dickens
Gargoyle

Recensione di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 23/03/2012 12:00:00

IL “CASO” LETTERARIO

Per commemorare i duecento anni della nascita del ‘genio inglese’ della letteratura, (del quale davvero pochi si sono ricordati), esce in libreria l’unico ‘mystery’ della sua produzione di romanziere: “lI mistero di Edwin Drood” l’opera incompiuta di Charles Dickens (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Gadshill, 9 giugno 1870), ultimo romanzo scritto dall'autore e pubblicato postumo nel 1870. Dalla sua pubblicazione le supposizioni su come Dickens avrebbe portato a termine la storia si sono susseguite a iosa: eminenti scrittori, letterati, registi cinematografici, autori televisivi, di teatro, narratori e disegnatori di fumetti se ne sono occupati a più riprese per trovare (riscrivere) un finale all’accattivante mystery rivoluzionario della letteratura fine ’800. La partita è ancora aperta in quanto le poche note, lasciate dallo stesso Dickens, sviano dal permettere al lettore di avvalersi della propria ragione o fantasia per condurre la storia a una certa conclusione. Il resto sono allusioni, sottigliezze, performance più o meno argute, cauterizzazioni di ferite psicologiche instaurate nei personaggi, che essi stessi non riescono a risolvere. E chissà se lo stesso Dickens volesse dare una ‘chiusa’ al romanzo oppure lasciarlo all’arguzia dei suoi moltissimi lettori (?). Fatto è che possiamo classificarlo tra quei romanzi che, pur risentendo dell’epoca (vittoriana) in cui è stato scritto, rompe con l’epoca stessa per accedere al ‘noir’ moderno, col farsi portatore di una nuova fase di scrittura che va oltre la costruzione della realtà sociale cui l’autore stesso ci aveva abituati. Prevenendo quasi la veemenza del ‘maestro del brivido’ per eccellenza, Alfred J. Hitchcock, Dickens ci dice che nulla esiste al di fuori del testo, insegnando a tutti coloro che verranno dopo come far sparire il mondo all’interno del testo. Esattamente come A. Hitchcock fa, cioè lasciare allo spettatore la parte più interessante del racconto: quello di pensare-dedurre-immaginare il finale che sia consono con le proprie aspettative. Cosa che ognuno di noi spettatori-lettori-affabulatori fa, sia che legga un libro o visioni un film, sia quando racconta una storia-fiaba-fatto di cronaca che lo ha colpito ed elabora secondo la propria esperienza culturale, o la propria visione dell’esistenza, spesso accalorandosi e immedesimandosi ora in questo ora in quel personaggio che più lo rappresenta, così mettendo in moto una sorta di manuale ontologico che ci permette di capire e farci capire dall’interlocutore. Ma chi è Edwin Drood? Un nessuno qualsiasi (e questo è il succo del romanzo), un giovane della ricca borghesia inglese prossimo al matrimonio che sparisce in circostanze misteriose, del quale le indagini (psicologiche) non ci dicono nulla di più di quanto è detto nelle righe a lui dedicate. Un’apertura dell’autore all’allora psicoanalisi freudiana che si affacciava sulla scena medica proprio sul finire del secolo? Non lo sapremo mai, anche se indubbiamente, dopo averci propinato (si fa per dire) le angherie della società nei suoi romanzi precedenti, Dickens sentiva il bisogno di riscattare una colpa ‘letteraria’ non sua. Fatto è che gli elementi per inglobarlo nel filone ‘mystery’ ci sono tutti, dalle bambole di Carroll, alle segrete di Poe, ai cimiteri di Lovecraft, ai soggetti ‘psichici’ di de la Mare, Machen e Blackwood prosecutori del filone cosiddetto ‘gotico’, che da Walpole passa per E.T.A. Hoffmann, Irving Washington, che portano al ‘fantasy’ e includono gli autori praghesi, per finire con Alfredo Castelli creatore di ‘Martyn Mystere’ che di Edwin Drood si è occupato, nel fumetto "Martin Mystere" nn. 77-78: "La regina degli gnomi" - "Il ragazzo prodigio" (agosto-settembre 1988).

La morte di Dickens (avvenuta in circostanze misteriose) ha reso sconosciuto per sempre il seguito della storia. Comunque, Dickens lasciò scritta una traccia base della storia e di come aveva pensato di concluderla, in una lettera spedita al suo biografo e amico John Forster. Tuttavia, vista l'incompiutezza del romanzo, non si sa se Edwin sia stato ucciso o sia fuggito. Diverse ipotesi sono state fatte da allora. Sebbene il killer non venga mai rivelato, il libro offre molteplici indizi del fatto che il colpevole sia John Jasper, lo zio di Edwin, e pensate, semplicemente per l’ossessiva bramosia-gelosia del nipote che sta per sposarsi con la ‘bella’ (bambola) Rosa Bud di cui è segretamente e follemente innamorato. Cosa che John Jasper, durante un assolato pomeriggio, quasi un anno dopo la scomparsa di Edwin; lui le confida che il suo amore per lei è così grande che non avrebbe esitato a togliere di mezzo il nipote se fosse stato necessario per coronarlo. Ma ecco entra in scena Dickens/Freud/Hitchcock che si avvale di un qualcosa che lo zio Jasper aveva detto durante il suo annebbiamento dovuto all'oppio. Jasper dice a Puffer alla fine del libro: «Supponiamo che tu abbia in mente qualcosa; qualcosa che stai per fare... Lo fai solo nella tua fantasia, stando sdraiato qui? ... L'ho fatto più e più volte. L'ho fatto centinaia di migliaia di volte in questa stanza». Mr. Jasper si sta forse riferendo qui all'omicidio di Edwin? Forse, chissà, il bello è nel fatto che la sfida è ancora aperta e ognuno di noi (lettori-scrittori-narratori) possiamo ancora dare una svolta alla storia che un ‘grande’ della letteratura ci ha lasciato in eredità. Il libro inizia con un uomo, che più tardi scopriremo essere John Jasper, che esce da una fumeria d’oppio a Londra. La sera dopo, Edwin Drood va a trovare Jasper, suo zio, il direttore del coro della cattedrale di Cloisterham. Edwin gli confida i suoi dubbi circa il suo fidanzamento con Rosa Bud. Il giorno seguente, Edwin visita Rosa al convento di suore dove lei risiede e frequenta la scuola. I due bisticciano bonariamente, cosa che sembrano fare spesso durante le visite di lui. Nel frattempo, avendo un forte interesse verso il cimitero della cattedrale, Jasper cerca la compagnia di Durdles, un uomo che conosce il cimitero meglio di chiunque altro... (il resto vi aspetta in libreria). Ma è interessante conoscere quali sono, fin qui, le opere che ne sono state tratte. Lo scrittore inglese Leon Garfield nel 1980 ha tentato di trovare un finale a ‘Il mistero di Edwin Drood’, dando alle stampe una nuova versione dell'opera completa dei capitoli mancanti. Così i due autori italiani Fruttero & Lucentini che, sempre nel 1980, hanno indagato sulla scomparsa di Edwin, con il loro ‘La verità sul caso D.’, in cui i più grandi investigatori della letteratura sono chiamati a risolvere il caso. Di certo l'ipotesi degli scrittori, esposta da Hercule Poirot, è affascinante e fantasiosa: Edwin rappresenta lo stesso Dickens, anch'egli morto in circostanze misteriose. Interessante è anche quanto apprendiamo dagli autori di “Martyn Mystere” in cui si parla ampiamente del romanzo. Inoltre, un bambino stranamente molto sapiente, si immagina e scrive una fantasiosa e ben riuscita fine del celebre libro di Dickens, nel quale Neville Landless (altro innamorato in pericolo di vita) l'avrebbe drogato grazie all'oppio fornito da Rosa, minandone la sua capacità di pensiero. Jasper si rivela quindi il vero tutore della ragazza, che conoscendo i suoi disturbi psichichi la protegge da eventuali brutte figure che potrebbero portare a pensare che sia pazza. Addirittura Jasper assolda un attore, che non è che Ditcher. Alla fine Neville, scoperto, si suicida e Ditcher, sposa una Rosa ormai guarita, della quale si era innamorato, come se fosse davvero stato Edwin Drood. Ancora nel 2009 lo scrittore statunitense Matthew Pearl pubblica il romanzo di ambientazione storica ‘Il ladro di libri incompiuti’ (titolo che trovo straordinario), in cui la sorte del romanzo incompiuto di Dickens si intreccia con quella del suo autore. Nello stesso anno in cui anche Dan Simmons riscrive il romanzo dickensiano col titolo ‘Drood’.

In italiano il romanzo è stato pubblicato:
Trad. e cura di Stefano Manferlotti, Guida, Napoli 1983 (con introduzione di Guido Almansi). Trad. di Pier Francesco Paolini, Rusconi Libri, 1984 (con introduzione di Edward Blishen e illustrazioni di Antony Maitland).
Trad. di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, Einaudi, 1990 (ed. ridotta, riscritta e continuata con il titolo ‘La verità sul caso D.’) a cura di Marisa Sestito, Utet, Torino 2009.
Nuova edizione riveduta e aggiornata, traduzione di Stefano Manferlotti, Gargoyle, Roma, 2012.

Versioni cinematografiche:
1909 ‘The Mystery of Edwin Drood’ di Arthur Gilbert (UK-Gaumont) con Cooper Willis.
1914 ‘The Mystery of Edwin Drood’ di Herbert Blaché, Tom Terriss (World FIlm) con Tom Terriss.
1935 ‘Mystery of Edwin Drood’ di Stuart Walker (Universal) con Claude Rains.
Nel 1960, appare alla tv britannica in una serie omonima di 8 episodi di 30 minuti l'uno.
1993 ‘The Mystery of Edwin Drood’ di Timothy Forder (UK-First Standard Media) con Robert Powell.

Suggerimenti:
Consiglio di leggere la forbita introduzione curata da Stefano Marfellotti dopo la lettura del romanzo.

Nota: (ma non ce n’era assolutamente bisogno)
Charles Dickens è stato uno scrittore, giornalista e reporter di viaggio britannico, noto tanto per le sue prove umoristiche (Il Circolo Pickwick), quanto per i suoi romanzi sociali (Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili), è considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi, nonché uno dei più popolari.



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