Pubblicato il 15/08/2025 09:41:34
La finestra blu. Il riquadro senza ante acceso d’un azzurro limpido contro il buio della notte, come di tela dipinta in controluce a ricordare Magritte, o forse un ideale di Mondrian in cui le linee parallele s’intersecano senza incontrarsi mai, se non all’infinito, quell’ultima soglia tra il finire dello sguardo e l’inizio del bacio, in cui le labbra tacciono a dare senso al sentimento che langue. L’insegue un sussurro, di voce remota, che quasi si perde nel tepore del buio avvolgente, un fruscio tenue di lenzuola candide, appena azzurrate nel riflesso di luce, al riverbero dei corpi che si allacciano, al suono che accompagna l’armonia della danza, in cui il gioco sublime, fra prese e lasciti, s’abbandona all’essenza del tutto. Un letto disfatto, il profumo dei corpi sudati di fresca rugiada, l’arsura dei baci che silenziano le parole, che lo sguardo azzurrato degli occhi ha fermato dentro un’assenza di tempo senza aver lasciato nulla per dopo, quasi l’azzurro riflesso della luce l’avesse impresso sui corpi nell’ossimoro di una statica sequenza. Il riverbero di qualcosa che s’adempie nel vuoto onirico di un riquadro azzurro al pari di tante altre storie senza titolo spalancate nel cielo notturno, ricolme di desideri indicibili, di affetti compiuti e soliloqui mancati, di parole non dette o solo pronunciate, che avrebbero dovuto appena scalfire l’ingannevole felicità che s’addensava d’azzurro nella stanza. Chi avesse osservato di notte la finestra blu sulla parete scarna dell’anonima casa, avrebbe visto la sagoma di una sedia delineata in controluce, in attesa di un corpo che forse l’avrebbe occupata, e spingere lo sguardo fuori, nel buio profondo della notte. Nient’altro.
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