A Casabassa, un paesino bergamasco così piccolo che se starnutivi in piazza, lo sapeva anche la mucca dell’ultima cascina in collina, vivevano due famiglie rivali: i Gervasoni e i Brambilla.
Non erano nemici per questioni di soldi o di politica, no: si detestavano per colpa di un episodio accaduto nel 1994, quando la signora Gervasoni vinse il concorso di torta paesana, battendo la signora Brambilla che ancora oggi giurava “il mio pane raffermo era migliore, ma la giuria era corrotta!”.
Il problema esplose quando Giulio, figlio dei Gervasoni, e Mariangela, figlia dei Brambilla, iniziarono a guardarsi con quegli occhi da “ti vedo al cimitero durante la festa patronale e già penso ai confetti”.
Le due famiglie, al solo sospetto di un’unione, impazzirono.
“Se si sposano,” diceva la signora Gervasoni al marito, “la gente penserà che ci siamo inginocchiati ai Brambilla!”
E la signora Brambilla replicava, in cucina, col mestolo in mano: “E noi sembriamo quelli che hanno mendicato un genero! Figuracc’ del secolo!”
Per mesi si parlò più del possibile matrimonio che delle elezioni comunali. Il parroco, don Tarcisio, tentò di farli ragionare, ma fu cacciato da entrambe le case con lo stesso insulto: “Padre, lei sta seminando scandalo!”.
Finché un giorno arrivò a Casabassa un tipo con l’accento che suonava come mandolino e sole: si chiamava Totò Laganà, di Caltanissetta.
Faceva il muratore “quando c’era” lavoro, e il resto del tempo stava al bar centrale, raccontando storie di pesci spada “così grandi” e di spiagge dove “le donne si abbronzano pure di notte”.
Una sera, tra un Negroni sbagliato e una porzione di polenta taragna, Totò conobbe Caterina, la sorella di Mariangela. Non era mai stata al centro dell’attenzione: timida, con gli occhiali spessi e un’andatura da chi cammina sempre cercando di non far rumore.
Totò la corteggiò a modo suo: “Se vieni in Sicilia con me, ti porto a mangiare arancini veri. E poi il mare… ti fa dimenticare tutto, pure le chiacchiere della gente.”
Due settimane dopo, Totò si presentò in piazza con un furgoncino scassato, Caterina al fianco e tre cassette di mandarini sul sedile posteriore.
Nessuno in paese capì bene come fosse successo, ma se la portò via, giù fino a Caltanissetta, dove si sposarono senza invitare nessuno di Casabassa.
E lì, lontano dai sospiri velenosi delle zie, Caterina scoprì la felicità: non tanto per il mare o per il sole, ma perché Totò, nella sua enorme e solare ignoranza, la proteggeva da qualsiasi domanda fastidiosa.
Se qualcuno in Sicilia le chiedeva: “Ma di dove sei?”, lui rispondeva subito: “È di qua! Solo che ha fatto un Erasmus a Bergamo!”.
A Casabassa, intanto, le lingue si scatenarono:
“L’ha sposata per i mandarini!”
“No, per la pensione futura!”
“Ah, e chissà se sanno cos’è la polenta!”
Ma Caterina rideva, sotto l’ombrellone, con un bicchiere di granita in mano.
Per la prima volta in vita sua, era felice di essere lontana… e di essere diventata, per il suo paesino, l’inaffrontabile scandalo che nessuno poteva più commentare in faccia.
N.d.A.: Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale.
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