Robert aveva aspettato tanto tempo il meritato riposo. Erano arrivate le brevi, sospirate giornate libere che aveva per tanto tempo immaginato e soppesato. La frenesia del lavoro non permetteva alla mente di soffermarsi molto in riflessioni e domande ma lasciava continuamente la sensazione di stanchezza e fiacchezza verso tutto e tutti. Robert desiderava solo silenzio e pace.
Decise, senza pensarci troppo, di raccogliere le poche cose e trasferirsi in montagna in una piccola baita che un amico gli aveva sempre consigliato come luogo appartato di relax e benaugurante. I racconti percepiti durante i discorsi quotidiani e lavorativi e le risate amiche, vengono assorbiti da un’immaginazione rubata agli altri e abbandonata ad un desiderio effimero. Divengono inutili o leggeri se accompagnati dall’impossibilità di provare personalmente un sapore, sentire un profumo o farsi trasportare dal silenzio e dalla pace. Piccole coccole che nel momento magico di relax, riescono ad illuminare e rigenerare sé stessi. Robert amava il verde e le temperature miti ma vista la modesta disponibilità sia monetaria che di tempo, aveva deciso di accettare la soluzione più economica e a breve distanza.
La baita era semplice, rivestita da un legno robusto e vissuto, l’arredamento principe, ricreando un’uniformità di colori e forme. Spiccava il marron nel contesto verde del panorama circostante. Le folte e verdi chiome, rivolte al cielo in preghiera, mostravano nel capello caldo a punta, una soffice e pungente sciarpa adagiata e riposta nel forte e maestoso legno ancorato al terreno circostante. L’aria frizzante trasudava di semplicità e purezza, un isolamento che ricolmava i paesaggi infiniti e riesumava di rumore gli occhi ridefiniti all’ incanto di tale bellezza.
Non esisteva il tempo in quell’istante incastonato.
Robert era arrivato a destinazione. Sistemata la piccola valigia nel letto poco distante la piccola finestrella quadrellata, uscì nel portico abbandonando il corpo stanco e appesantito ad un dondolo rivolto verso un universo tutto da scoprire. Era finalmente arrivato il momento di trovare se’ stessi in un sonno rigenerante.
“Toc, toc, toc, ci sei?”
“Toc, toc!”
“Tic, toc, tic, toc. mi senti?
Robert assonnato sussultò improvvisamente. Sentiva tirare la scarpa e muovere la gamba a destra e sinistra. Aprì gli occhi e fissò verso il basso.
“Ehi! Cosa stai facendo, cosa ci fai qui?”
Una piccola furfantella seduta ai suoi piedi bussava come alla porta sulle suole delle sue scarpe. Robert indispettito gli si rivolse:
“Chi sei? Non mi sembra il modo di presentarti ad uno sconosciuto. Cosa ci fai da sola qui e a quest’ora?”
Robert la fissava e non riusciva a capire cosa ci facesse una bambina a quell’ora da lui. Il tramonto aveva abbandonato la più bassa punta montana e le stelle iniziavano a adornare il manto notturno.
“Io sono una stella e sono appena caduta. Sono qui per ascoltare e regalare vita ad un tuo desiderio.”
Robert la guardò e iniziò a sorridere infastidito dall’essere stato distolto da un sonno pacifico. Pensava come fosse importante e grandiosa la fantasia che accompagna i bambini.
“Si sei la mia stella! Per concludere questo meraviglioso gioco ti confido subito il mio desiderio: devi ritornare dai tuoi genitori”. Robert voleva stare al gioco, sorridendo e cercando di risolvere il problema, quanto prima. Non aveva voglia di passare i suoi pochi giorni con ulteriori preoccupazioni e fastidi. Era andato tra quelle montagne per non pensare a niente e rigenerarsi.
“Robert, io sono qui per donarti un desiderio, questa è la vallata delle stelle cadenti. Io non sono un bambino o bambina ma una piccola stella che muta la sua essenza in terra per poter soddisfare un umano. Non devi prenderlo come un gioco perché hai a disposizione un solo desiderio e sarebbe un peccato sprecarlo”.
“Ho sentito bene? Mi hai chiamato Robert? Come fai a sapere il mio nome? Chi ti ha mandato da me?”
Robert si stropicciava gli occhi, non credeva alla bambina ma gli sembrava strano che conoscesse il suo nome. Continuava a guardarla mentre la piccola continuava a giocherellare con le sue scarpe. Doveva essere per forza venuta con qualcuno ma nessuno dei suoi amici o colleghi aveva una bambina così piccola, avrà avuto all’incirca quattro - cinque anni.
“Facciamo così, se mi dici da dove sei venuta ti accompagno a casa e spiego tutto ai tuoi genitori. Non hai paura a stare lontano da casa a quest’ora del giorno e con uno sconosciuto? Alla tua età non si esce. Ti sei persa? I tuoi genitori saranno preoccupati.” Robert era infastidito ma allo stesso tempo era preoccupato di venire incolpato di colpe non sue, doveva trovare al più presto una soluzione.
“No, io non ho una famiglia. I miei fratelli, se così lì vuoi chiamare, sono come me, hanno un compito nella vita di soddisfare un desiderio e poi morire. Svaniamo come una scia luminosa donando piccoli sorrisi. Se vuoi possiamo guardare la vallata e troverai tante scie luminose che cadono e svaniscono.”
Robert si alzò di scatto e deciso si inginocchiò verso di lei.
“Non ho tempo di giocare con te, mi dispiace. Se continui così, dovrò accompagnarti al commissariato.”
La piccola stella non era contenta da questo comportamento, triste gli accarezzò una ciocca di capelli e continuò a ripetere:
“Lo sai perché sentivi quel TIC TOC continuo? Perché la notte non è infinita e tu devi decidere nel breve tempo. Mi devi confidare un desiderio e io scomparirò come una scia luminosa, non farò più parte di te.”
Robert la osservava, infondo la trovava dolce, si sarebbe potuto anche affezionare in un altro contesto.
“Sono preoccupato per te e la tua famiglia, perciò se proprio lo vuoi sapere il mio desiderio più grande e che tutte le persone che ti conoscono stiano serene e ti vogliano bene, non è bello far stare in pensiero chi ti pensa. L’amore più grande è donare presenza e calore, illuminare la vita ogni giorno. Io non ho la fortuna di una famiglia, ricorda che non bisogna mai lasciare una mano al pianto, alla solitudine e allo sconforto ma donarle sempre un sorriso.”
La piccola stella lo guardò e con una piccola lacrima luccicante svanì in una scia luminosa verso un cielo ancor stellato.
Robert alzò lo sguardo aveva un’espressione disorientata e sconcertata, non riusciva quasi a muoversi. Rientrò a casa spaventato.
Il giorno successivo Robert decise di partire subito alle prime luci dell’alba, voleva rientrare alla sua solita vita, doveva dimenticare, credere che fosse stato un sogno, strano…si un sogno.
Rientrò a lavoro e iniziò le solite giornate colme di corse e frenesia. Correva e inseguiva il tempo per non pensare. Ritornava a casa stravolto dalla stanchezza, pronto ad abbracciare una poltrona ma non mettendo in conto che ogni giorno poteva divergere dall’altro e stravolgere il suo tranquillo trascorrere.
Proprio in uno di questi giorni ricevette una chiamata, era la polizia che lo chiamava in commissariato. Non gli era stato accennato niente ma doveva presentarsi il prima possibile.
Entrato in centrale e presentatosi nell’ufficio indicato si trovò alle gambe una piccola furfantella.
“Finalmente è arrivato. Stella la stava aspettando, era preoccupata di farla stare in pensiero e non voleva farla piangere. La madre è morta e si è premurata di affidarle questa piccola stella.”
Solo un sorriso bastò a ricolmare la solitudine in un abbraccio infinito e pieno di vita.
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