Nulla di più dispettoso e irrispettoso
oltre che perditempo e ritardatario
del dio della poesia: un giorno ti svegli
e te lo vedi che ti sembra stia a tenerti
palpebre aperte, lasciandoti credere
che ti stia baciando pupilla, opaca
ancora del sogno, con l'ispirazione.
Repentino, indi assente si rende e celia
asserendo dal cielo che, di lui,
non c'è di che fidarsi a dargli un dito
già che ti prende braccio e stanza
con destrezza annullandoti estro.
Chè, la vera poesia, sostiene perfido
sia quella di quando non ci si è più
e resta tazza deposta sul porfido
a distanza ancora fumante d'orzo.
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