Di cumuli nembi asperso,
di voli d'angelo striato
d'azzurrità, solchi d'anima;
globi di luce ascendono
per quello sguardo beato
cielo d'infinita vacuità
che percuote il mio sentire
risonante d'echi dispersi,
frangenti onde di suono
sulla sponda del mio divenire
il tutto trapassa il nulla
perdendo un po' di sé,
ritrovando tracce eteree
vaghezze lambiscono il finito
cesellando la sua essenza
l'energia graffia la materia
ne asporta la sostanza
levigando velluti filanti:
rilucenti stelle nel nero,
meteore dei momenti vissuti
cadono in lembi e morsi
spogliando il corpo offeso,
macchie putride di peccati
esposte al giudizio:
lavate volano senza peso
purità di pulviscoli lucenti
danzanti verso il mistero
svelato, Domus Spiritus
d'ancestrali suoni invasa,
riparo d'alme, unite invero
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