E così dimenticammo i fiori,
lasciandoli appassire sulle finestre,
gola a megafoni, proclamammo,
in accordo di propaganda,
le atterrite verità di sussistenza.
E afflitti da macigni, marciammo
nei giorni sbiancati dai detersivi,
esiliati nelle pasciute cantine
di vizi ammansiti da ignoranze sovrane.
E proseguimmo, intanto,
indenni in orchestre calibrate,
incapaci di eleggere danze a destini,
con cuori a batteria, ossidati
in pantomime di copioni sfatti.
Accadde, perchè
dimenticammo i fiori
e fu il crimine
della poesia,
il nostro stesso.
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