Pubblicato il 22/08/2021 19:40:23
Tutte le poesie non didascaliche che vivo con te ho il rammarico di non poterle scrivere. D’altronde:
come tradurre in parole quelle tue dita da pianista e lo sguardo da bambino intento allo stupore?
Io ti penso come l’intercapedine; oltre la quale il mondo appare una visione, da avallare. Sarà l’euforica dissolutezza dei sensi -così virtuosa- o le parole scaturite da questi silenzi -battesimali- che non posso proprio dire...
Ci insegniamo un lungo sollievo, una parata da lodolaio, da aquila dei serpenti l’apprensione empirica del non morire- tranne per ciò che -a detta di molti- si chiama amore.
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