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Alterni presagi

Poesia

Monica Martinelli
Altrimedia edizioni

Recensione di Paolo Polvani
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Pubblicato il 23/10/2012 12:00:00

Nella borsa valori delle parole la quotazione di presagio sembrava aver raggiunto i minimi, risalire dai quali appariva impresa ardua.

Che si riaffacci in questa raccolta di poesie di Monica Martinelli è certamente un segno dei tempi, misura di una incertezza, di una instabilità che trascende la dimensione individuale e diventa fenomeno sociale.

Il presagio è un segno dal quale si può trarre la previsione di determinati eventi futuri.

Il presagio dunque annuncia, è la vigilia di un accadimento, confina con la profezia.

Che siano alterni la dice lunga su certe altalenanti motivazioni all’origine dei versi:

 

Sono l’attimo saltato fuori

da una galassia di felicità..

 

Ma anche: ma è ancor peggio scoprire che la realtà / è più orribile del peggior incubo.

Il presagio sposa sempre l’attesa, il compimento di un evento: - Ho sempre aspettato qualcuno o qualcosa -. Nel libro di Monica l’attesa è legata a una speranza d’amore: Ho sempre sperato fossi tu / tutte le mie attese.

Sarebbe sbagliato tuttavia catalogare queste poesie nel genere di un semplice canzoniere d’amore.

Certo l’amore rappresenta una componente fondamentale nell’economia del libro, così come nell’orizzonte poetico ed esistenziale dell’autrice.

Il mio vocabolario è forse scarno – dichiara Monica in un eccesso di modestia, - ma love & passion le conosco bene -. E invece più che scarno si direbbe sobrio, sebbene l’autrice si conceda incursioni in terminologie tecniche o scientifiche, e a volte raggiunga una tessitura testuale intensa e variegata:

 

Profili di calanchi seguono

angoli concavi di pendii e vallate.

Sotto una pensilina trefoli

a proteggere parietarie ruvide e inerti,

come balle di paglia da refoli

trasportate in tregge fuori dimensione…

 

Le caratteristiche di queste poesie sono una felice semplicità espositiva, legata a una giovanile ingenuità: Vorrei condurti per mano / all’ombra di fitti cipresseti / nella speranza di prati d’erba / che portano lontano.

E tuttavia possiede uno sguardo indagatore, riesce a penetrare la durezza delle superfici apparenti fino a individuare la radice della bellezza.

La bellezza non ha meriti – Spesso non è dove si vede. Bisogna saperla scovare, scoprirla sotto un’evidenza che non appare: - forse era quella coccinella rovesciata / che tentava di ritrovare l’esatto orientamento -.

Il libro si snoda in dichiarazioni di fragilità: Fragile come guscio d’uovo/ che si frantuma / leggera come foglia sbattuta dal vento / esile come giunco spezzato dalle intemperie / troppo debole per sopravvivere.

E tuttavia appaiono interessanti tentativi in cui il linguaggio si libera dalla intrinseca gregarietà e riesce a spiccare il volo, piccoli frammenti, embrioni: - riuscirò a sbrinare i miei pensieri -, oppure, più avanti: - sgretolati in coriandoli sogni e speranze, solo rimpianti restano / a baluardo di un’età ostile -.

Ed è questa età ostile che fa da sfondo e sottende l’intero panorama dei versi, e s’ incasella in maniera precisa nel contesto che ci appartiene, parla di noi e delle nostre inquietudini:

 

Frenetici come pesci gli altri si muovono

Inseguono le smanie di vivere.

Io bimba autistica chiusa

nel mio mondo al quadrato

alla ricerca di un iperuranio d’occasione

germoglio di tenerezza e insanità.

 

Ed è esattamente questo germoglio di tenerezza a tenderci la mano dal dipanarsi dei versi e a trovare subitanea accoglienza nel cuore del lettore.



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