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Nonno classe 1899

di Angelo Naclerio
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Pubblicato il 23/03/2022 16:31:10

 

NONNO, CLASSE 1899

 

Quassù è più freddo

che sulle mie montagne.

Dentro ghiaccio scavato

prigionieri ci raggomitoliamo.

Non temiamo il buio

dalle vampate rischiarato

ed il gelo è riscaldato

dal calore delle bombe.

Sorseggiamo poco vino rosso

ed aspettiamo, nella notte che incombe

in fondo alla trincea da ieri un rancio.

Con dita rotte

scrivo al mio paese:

della gioventù raggelata

del silenzio stroncato

dello slancio stremato

della prece singhiozzata.

E’ colpita pure la borraccia,

non resta che masticare

la neve rosata.

Ha uno strano sapore

sulla lingua metallica.

Nessuno sa, non v’è

di questo dolore che scroscia

memoria al mio paese.

Vorrei fare ritorno

e raccontare,

dell’avida morte

nostra consorte,

della gelida angoscia

nostra sposa,

perché dal vostro domani

nei cuori entrando

questa nostra sorte

pietosa s’allontani.

 

 

 

 


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