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Fogli/e d’Autunno 2

Argomento: Letteratura

Articolo di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 14/10/2017 16:49:59

“Fogli(e) d’Autunno” 2
(letteratura, poesia, narrativa, libri, editori, concorsi, con uno sguardo all’arte in fatto di mostre, cinema, teatro, musica e viaggi.)

“Sovente in queste rive,
che, desolate, veste a bruno
veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
seggo la notte; e su la mesta landa
in purissimo azzurro
veggo dall’alto fiammeggiar le stelle,
cui di lontan fa specchio
il mare, e tutto di scintille in giro
per lo vòto seren brillare il mondo …”

Ɣ – Con “Giacomo Leopardi ‘il poeta infinito’” antologia illustrata a cura di Franco D’Intino (La Repubblica-L’Espresso edit. 2014), siamo all’apice della poesia senza tempo in cui prende ‘senso’ la pagina diaristica, narrativa o letteraria che sia, poetica nel vero senso della parola o anche riversante su altre forme più consone al linguaggio attuale, proprio del presente che stiamo vivendo. Sì, perché leggere Leopardi oggi è una scoperta continua di sensazioni nuove che affluiscono dalla pagina alla lingua, dall’immaginario individuale e collettivo, all’immaginifico cosmico e universale. La pubblicazione raffinata ed elegante soddisfa in pieno la vista per le suggestive immagini raccolte e create ad oc, quanto l’intelletto per la copiosa lista degli argomenti in indice: biografia, testimonianze, ricordi, ed opere leopardiane riprodotte: ‘I canti’, ‘Le operette morali’, ‘Lo Zibaldone di pensieri’, ‘I discorsi’, ‘Le lettere’, ‘I progetti’, per una conoscenza ampia e soddisfacente del grande poeta, cui tutti dobbiamo qualcosa …

“E tu, lenta ginestra che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni …”

“E che pensieri immensi,
che dolci sogni m’ispirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro …”

Ɣ – “L’Autunno è la gioiosa primavera dell’Inverno” – scive Henry de Toulose-Lautrec, ma è anche la chiave di lettura unicamente visiva di “Tre Valli, uno sguardo” nella proposta fotografica di Elio Scarciglia (Terra d’Ulivi Edizioni 2016), preso ad esempio per un discorso sul tempo ‘che passa e di cui tutto rimane’ come impresso nella memoria crepuscolare colma di rimembranze, colori, aria, luce, tracce che si rinnovano al ritorno della stagione amica ai poeti come ai fotografi, stagione della quale l’autore può dirsi interprete eletto: “..sconfinante nella filosofia di un’esistenza passata ad osservare quanto la natura, da sempre, elargisce a piene mani alla sensibilità della sua anima, meravigliato forse, di far parte dell’incantevole creato che lo circonda”. Un vademecum che attraversa le Valli più care alla memoria di questo fotografo d’eccezione, che ha qui strappato alla natura le immagini estemporanee di Val Chiavenna, Val Lesina, Val Masino in quel di Valtellina, quasi fossero un tutt’uno, per quanto, ben sappiamo, che la natura in sé non riconosce differenze geografiche, né valichi di confine; ancor meno diversità di genti che le abitano.
Quella linea di sconfinamento che solo lo sguardo sensibile dell’artista differenzia e riconosce nel diversificarsi delle stagioni e dei colori, delle luci e delle ombre che gli sono proprie, non necessariamente per appartenenza quanto per averle accolte in sé, e che si trascina nel viluppo della propria esistenza, anteriore al concepimento della propria carne come qualcosa al tempo stesso ancestrale e trascendente. Una linea di ricerca che si rivela in-primis nella scelta delle immagini, nella rete dei particolari, così come nei ‘momenti’ incommensurabili, in quanto essenziali, colti dall’obiettivo fotografico e fissati sulla pellicola come appartenenti a un ‘unico’ linguaggio conoscitivo di grande impatto visivo che attraversa una cultura contadina e rurale ormai secolarizzata, entrata, per così dire, nei millenni.”

Elio Scarciglia, nato a Guagnano, vive e lavora a Lecce, dove inoltre alla fotografia ha realizzato numerosi lavori cinematografici: documentari, video, film. Nel 2004 ha fondato l'Associazione culturale “Terra d'ulivi”.
Riferimenti sitografici: www.elioscarciglia.it, elioscarciglia@libero.it
Splendide tutte le immagini fotografiche inserite nel volume, in particolar modo la sezione dedicata ad “Aria”, da cui è tratta la splendida poesia di Eliza Macdan:

“Le tue rughe scavate nei sentieri
sotto la montagna
le ultime foglie secche di Ottobre
raccolte tutte per
riscaldare un altro po’ il sangue
affinché tu possa sentire un po’ di conforto
in questa vita affrettata
dove la pietra sopravvive al freddo
delle tue ossa
la tua casa ti ha rubato, senza accorgerti,
una scintilla dall’anima
per tenersela accesa dopo la tua partenza
le pareti giurano di restare in piedi
con le storie disegnate fra le crepe
con lacrime gocciolanti negli occhi
finestrati, irrigiditi,
di attesa
verranno altri e rimarranno un altro po’
poi se ne andranno anche loro
adagio su quella strada capiente
pazienti colline cadono in ginocchio
pregano e piegano i loro boschi
per coprire le anime
io ora qui
non mi sazio e tremo.”

Per quanto anche “I passi dell’acqua” offra all’economia di questo articolo un valido sostegno per spingermi oltre, là dove l’acqua dei fiumi porta a valle i ‘sedimenti del tempo’, come un ‘balbettio prima dello stupore muto’ (A. Ferramosca), prima di raggiungere il mare.

Ɣ – Ed eccolo il Mare, attraverso i silenzi assordanti di una Mostra dedicata a “Uomo in Mare” (Organizzazione Giovane Europa) inaugurata a San Benedetto del Tronto – Palazzina Azzurra dal 16 Luglio al 22 Ottobre 2017. Sono andato a visitarla per quanti amano questa striscia di terra sommersa, le Marche, dove è raccolta la migliore tradizione portuale della pesca, con le sue ‘lancette’ dalle vele dipinte che ancora, anni addietro, solcavano l’azzurro Adriatico. “L’iniziativa culturale sanbenedettese ha visto l’integrarsi di soggetti fra pubblici e privati convenuti per questo allestimento, riconoscendolo come fondamentale per una lettura alta della propria cultura e della contemporaneità”. La Mostra ha inevitabilmente richiesto un lavoro di ricerca meticoloso sul territorio di opere ‘dedicate’, di alcuni dei più grandi maestri del XXsec. e di ospitare artisti contemporanei di fama nazionale e internazionale come Carrà, De Chirico, De Pisis, Warhol, Depero, Giacometti, Pazienza, Pericoli, Procopio, Châtelain, ed altri. Il risultato è un allestimento godibile che permette di navigare il tema del Mare attraveso molteplici aspetti che prendono spunto dal rapporto dell’uomo col mare, dalle suggestioni e riflessioni che esso evoca. Un viaggio imperdibile per quanti avranno l’opportunità di immergersi nella suggestiva atmosfera di questo:

“… mare nostrum” (GioMa)

una goccia di (inchiostro) blu
ed è subito mare - così è
riflessi d'acque in aumento
movimenti narrativi - memoria
silenzio ripresa interruzione
spazi da ascoltare - canzone
di libertà che si espande
reminiscenze e ritorno - cerchi
che s'espandono
per una riflessione sulla vita”

Riferimenti sitografici: www.inforegionemarche.it, info@associazionegiovaneeuropa.eu

Ɣ – Alla tematica del mare è anche indirizzata la silloge poetica di Alberico Lombardi dal titolo esemplificativo “Là dove il mare luccica” (Montedit 2016) che ne ha fatto il suo ‘universo emozionale’ e che da sempre ha scelto i lidi marchigiani dove dar luogo, ‘tra materialità quotidiana e visione onirica’ a quell’Amore sconfinato di chi il Mare (le maiuscole sono di rigore) lo porta con sé, come per una ‘mission of life’, nel rincorrere quell’Amore che ha percepito come dono inalienabile, appunto come il Mare. “Quasi la linea sottile dell’orizzonte interrotta all’improvviso dal passaggio di un gabbiano, che la luce infuocata nell’ora del tramonto attrae a sé, per un ritorno alla genesi narrativa da cui il poeta è partito alla ricerca della propria felicità. Quanti preludi e controcanti, quali effrazioni e variazioni sul tema si susseguono nell’andamento di quella melodia che il mare sussurra all’anima, che pur fugace, s’acquieta sull’onda: ‘..Tra sole e mare noi soli, / inebriati da salsedine marina, / in cerca dell’onda peregrina, / a tentar improbabili voli.’”

Suoi i versi poetici che accompagnano l’Autunno che viene d’appresso:

‘Mare d’inverno’

“Forza inesauribile d’energia solare
riportami là dove sorge l’alba della vita
montando l’asprezza marina d’argentea salsedine …
.. i miei occhi, seppur velati, leggono il tuo pianto.
Invoco la tua fulgida luce o mare impietoso
che da millenni solca le tue rotte impervie
senza speranza alcuna …
..di un improbabile e folle primavera d’amore.
Vento, sospingi oltre le onde impetuose
la voce fioca del mio spirito inerte
tergi i miei occhi umidi di rugiada salmastra …

..trascinami al di là delle fosche nubi verso l’infinito.”

Arricchiscono il volume numerose e ‘poetiche’ fotografie della spiaggia assolata di Sentina in quel di Porto d’Ascoli – San Benedetto del Tronto realizzate dall’autore Alberico Lombardi, vincitore del Concorso Premio E-book 2017.
Riferimenti sitografici: www.montedit.it, www.larecherche.it, numerosi suoi filmati sono inoltre presenti su Youtube.


Ɣ – All’Amore, o meglio, a “L’immaginario sessuale” nell’ottica psicologica di Willy Pasini, Claude Crépault, Umberto Galimberti (Raffaello Cortina Edit. 1988), è dedicato questo importante libro (forse un po’ datato ma ugualmente valido) il cui intenso apparato disciplinare sulla sessuologia è studiata dal punto di vista biologico, psicologico, socioculturale ecc. “Quest’opera – come apprendiamo nell’introduzione – si interessa a un aspetto spesso trascurato , l’immaginario conscio, (…) sogno ad occhi aperti, day-dream nella letteratura anglofona, che è ben diverso dal fantasma inconscio, dal sogno notturno e dal desiderio erotico, poiché è il prodotto dell’immaginazione e consiste nella capacità di rappresentare gli affetti attraverso immagini mentali”. Inoltre ad un altro (ulteriore) aspetto che è quello della ‘psicosessuologia’ che s’interessa delle cause psicologiche, individuali e relazionali, mettendo l’accento sull’apprendimento del comportamento erotico, sulla valorizzazione dell’esperienza corporea, sull’importanza del determinismo inconscio e della sessualità infantile.
Noi tutti crediamo di sapere molto sulla nostra sessualità conscia o inconscia che sia, ma non è così, spesso utilizziamo nei nostri comportamenti uno strumento parodistico che risponde all’immaginario individuale del sesso, sottovalutando che sulla sessualità ci si gioca la propria identità e ‘la società il suo ordine’ configurato. Acciò, “l’immaginario serve non a potenziare la sessualità, come si crede, ma a placarne i toni al livello fantasmagorico che lascia intatta la realtà così come è stata costruita. (…) Per evitare questo rischio si ricorre all’immaginario (più spesso collettivo-tradizionale) che, in modo allucinatorio ci fa vivere illusoriamente quello che non abbiamo il coraggio di osare (in fatto di sesso). Così l’Io prova il brivido della sua identità (mascolina/femminina) messa in gioco senza perderla, e la società il sommovimento del disordine che, però, non scalfisce il suo ordine (consolidato nel tempo).”

Ce n’è abbastanza per ‘cominciare a comprendere’ questo aspetto della nostra personalità spesso trascurato nel rapporto socio-individuale con se stessi e con gli altri, come ad esempio: il dimorfismo e la devianza sessuale, la cognizione della differenza, gli approcci comportamentali, i codici della percezione erotica, l’alienazione dell’amore, la cognizione del piacere. Così come per rivedere e rimpossessarsi della nostra ‘identità sessuologica’, dell’immaginario e la percezione del proprio corpo; vedere ad esempio il corpo dell’altro/a come fonte di attrazione, fare uso dell’immaginario per sviluppare e indirizzare il nostro desiderio, l’intenzionalità delle passioni, e perché no la trasparenza dei gesti e riequilibrare la violenza delle passioni.
Tutto questo e molto di più lo si può apprendere in questo saggio frutto della lunga esperienza clinica di Willy Pasini e Claude Crépault, mentre Umberto Galimberti invita a quell’oltrepassamento’ necessario che, solo, consente di entrare davvero nel gioco (erotico-sessuale), dove da esperire non ci sono più le solite oscillazioni tra codici e deviazioni, ma più semplicemente, e qui la semplicità diventa abisso, l’incontro con la follia che ci abita e che nella sessualità può trovare il suo luogo eletto. Willy Pasini è prof associato al Dipartimento di Pichiatria dell’Università di Ginevra. Claude Crépault è prof al Dipartimento di Sessuologia dell’Università del Québec a Montreal. Umberto Galimberti è docente di Filosofia della Storia all’Università di Venezia.

Sitografia: www.raffaellocortinaeditore.com,

Ɣ – La poesia d’amore per Nazim Hikmet, esponente di spicco della cultura turca del Novecento, non è mai soltanto d’amore, ma un diverso aspetto della propria esistenza. Egli riassume in “Poesie d’Amore” (A. Mondadori Edit. 2001) ciò che possiamo ben definire la punta più avanzata dello scontro/incontro fra due culture, “..partecipe in egual misura dell’estrema dolcezza orientale (arabo-persiana), e di una certa crudezza di sonorità di tipo occidentale (soprattutto contemporanea)”. Se vogliamo Hikmet anticipa un’operazione sonora successiva che ha permesso ad Arvo Pärt di comporre la partitura per orchestra d’archi di “Orient & Occident” (ECM 2002) in cui le modalità orientali si avviluppano alle crude sonorità occidentali in una sorta di abbraccio lirico/epico, come appunto in amore la combinazione di odio/amore, dove l’impulso della passione spesso sovrasta il sentimento, anche il più puro. Come in queste brevi rimembranze poetiche spinte verso un inalienabile futuro d’amore:

“Aveva gli occhi verdi come le onde del mare …”

“Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
Che vorrei dirti di più bello
Non te l’ho detto ancora.”

“S’illumina il mondo
come l’acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all’improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.”
“Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate.”

“Amo in te l’avventura della nave che va verso il Polo …
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile.”

Ɣ – Una poesia transculturale come quella di Hikmet riapre qui il discorso intrapreso sulla memoria. Tuttavia, se ben notate, non siamo già più al rimpianto o alla riesumazione di qualcosa ch’è stato. Qui l’Amore è presente, le passioni sono quelle forse più istintive che ritroviamo, seppure con diverse sfumature, in ogni cultura, perché l’Amore, come del resto la Musica, sono portatori dello stesso messaggio universale. Sempre valido dalle origini nell’antichità in quanto ‘musica della memoria’; fino ad oggi dalla etnomusicologia alla ‘musica visiva’ contemporanea. Acciò la scelta effettuata di due libri verosimilmente contigui fra loro: “La Musica e la Memoria” di Magda Pedace (Electa 2011) e “Filmare la Musica” di Leonardo D’Amico (Carocci Edit. 2012). Nel primo, l’autrice esperta di storia e cultura dell’Asia Centrale, costruisce un originale percorso tramite il linguaggio delle arti e della memoria, attraverso narrazioni orientali prese da cronache e ‘historiae’ conosciute ancor dai tempi della serenissima Venezia, ponte culturale che univa l’Oriente all’Occidente attraverso la ‘Via della Seta’:
“Sono numerosi gli scenari che raccontano ancora oggi di un vissuto fortemente intrecciato tra popoli e culture diverse, una trama complessa di relazioni intermittenti ma durevoli che attraverso l’Asia Centrale hanno collegato per secoli l’Europa e il Mediterraneo con la Persia, l’India e la Cina. Molte sono le testimonianze e le tracce materiali e immateriali, monumentali, antropologiche, narrate, sonore, archeologiche e attuali che, un po’ alla volta, si manifestano e disegnano un territorio d’eccezione per il ricercatore che vi voglia investigare. ” –scrive Magda Pedace nella forbita Introduzione – prima di lanciarsi anima e corpo nel riscoprire “Il Tamerlano” di Antonio Vivaldi (1735), conosciuta anche con il titolo originale “Bajazet”, un dramma in musica su libretto di Agostino Piovene. Una sorta di ‘viaggio tra storia e musica’, archetipo di una straordinaria sintesi culturale fra tradizione artistica e musicale, un mito da riscoprire e apprezzare, carico di valenze per la contemporaneità culturale.

Ɣ – Con “Filmare la Musica” (op.cit), Leonardo D’Amico, ricercatore di Etnomusicologia e Presidente del Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music, affronta uno dei principi fondamentali per scoprire l’universo sonoro appartenente a culture di tradizione orale. L’approccio a cui l’autore si rifà è quello del documentario etnomusicologico, la documentazione audiovisiva, metodi e tecniche visive, nonché, alla rappresentazione visiva, oltre che acustica, della ‘performance’ musicale attraverso l’interpretazione dell’evento musicale che spesso sfugge alla descrizione letteraria, per essere invece più facilmente catturata se visualizzata. “Il volume si propone di attuare una riflessione sulla comunicazione visuale in etnomusicologia affrontando temi riguardanti la storia, gli orientamenti musicali, i problemi e lo stato degli studi del film etnomusicale ed etnomusicologico.” In Indice troviamo argomentazioni sulla ‘Divulgazione etnomusicale tra cinema e televisione’, ‘Le immagini sonore come memoria storica’, ‘Il fenomeno della World-music’, ’Le tecniche di animazione’, nonché ‘Gli stili IWF – CNRS – NFTS.
Autore di filmati di ricerca musicale e di numerosi articoli, antologie discografiche e prodotti multimediali, ha pubblicato inoltre “Musica dei Popoli. Viaggio nella musica tradizionale del mondo” (2005).

Sitografia: www.caroccieditore.com,
Associazione Multi Culti www.multiculti.it,

Ɣ – Nell’universo mobile e fluido della cultura in generale, ed ancor più in musica, si attuano processi di istituzionalizzazione e codificazione delle forme e degli stili, ciò non avviene una volta per tutte, e non necessariamente in modo univoco in tutto il mondo, neppure nel mondo cosiddetto ‘globalizzato’ preso qui a indicatore di misura dell’evoluzione musicologica. A tale proposito la ricerca effettuata da Pietro Fumarola ed Eugenio Imbriani, due prof rispettivamente di Sociologia e Antropologia Culturale dell’Università di Lecce, pubblicata nel libro “Danze di corteggiamento e di sfida nel mondo globalizzato” (Besa Editrice 2008), “..indaga su queste dinamiche, riflettendo sui fenomeni della cultura popolare e, in particolare, sulla danza e sui modi in cui agiscono le politiche nella determinazione dei percorsi e delle scelte destinati ad assumere rilevanza in un panorama che contempla varie possibilità. (…) Sono questi alcuni dei principali argomenti sviluppati sul piano storico come su quello etnografico e sociologico, in uno scenario multiforme e complesso che coniuga situazioni locali con quel che accade nel mondo”. È così che nel libro s’indaga sui fenomeni che hanno portato alcune danze, un tempo di corteggiamento, ad entrare nel contesto sociale di alcune regioni del mondo come la Capoeira in Brasile, la danza scherma o il Tango in Argentina, il movimento rotatorio dei mistici Sufi in Armenia e Turchia, la Pizzica in Puglia, il Valzer nella Middle Europa ecc. In Indice, vanno sottolineati almeno tre importanti capitoli: “Il dissidio nel corteggiamento e il sodalizio della sfida” di Giuseppe Miche le Gala; “Il recupero della tradizione in Italia” di Georges Lapassade e, “Rito teatro spettacolo: l’orizzonte incerto di nuove pratiche identitarie nel dramma sociale” di Fabio Tolledi.

Sitografia: www.besaeditrice.it

“Canzone d’Autunno” (GioMa)
..e già il vento di settembre
porta il sapore dell’uve dorate
le danze della vendemmia
il profumo dei mosti
un’allegria saporosa
racchiusa negli acini
come il sapore dei baci
nella tua bocca
e il profumo di mele
dell’autunno che viene.

Ɣ – Con "Notti di Pizzica" un libro di Gianmaria Ferrante – (Youcanprint 2017) Si dice anche che una terra possa entrarti nell’anima e diventare ‘madre adottiva’ di quanti la ‘vivono’ nelle proprie viscere o per simbiosi elettiva, e anche di chi ne respira l’afflato direttamente dalle antiche vestigia del tempo. Come nel caso dell’autore di questo libro, Gianmaria Ferrante, nativo delle valli bergamasche che, una volta calato al Sud è stato travolto dalla ‘fascinazione’ disarmante e accomodante della magia della sua musica. A volte accade e non si può fare nient’altro che abbandonarsi ad essa, lasciarsi condurre nelle spericolarità della vita. Con ciò spero di parlare a quelle ‘nuove generazioni’ che nate negli anni ’80/’90, hanno conosciuto l’avanguardia musicale del Sud, se non proprio direttamente, magari attraverso le sporadiche incisioni discografiche del Sud Sound System, il cui tentativo, più o meno riuscito, si proponeva di aprire ad una prima forma di contaminazione musicale tra l’hip hop (ragamuffin salentino) e la tradizionale ‘pizzica pizzica’, tipica di quella vasta area denominata Salento.

Gianmaria Ferrante si approrpia di quella ‘fascinazione’ latente, di un passato affatto remoto che continua ad essere vivo fra noi, sulla scia di una ricerca che inizialmente s’avvale di testimonianze sul campo, e che tende a ricreare situazioni verosimilmente attendibili di un certo passato, direi alquanto suggestivo, dacché la ‘re-invenzione’ poetico-narrativa si rianima per l’occasione, in queste pagine d’appartenenza alla nostra civiltà contadina, redatte con linguaggio ‘schietto e verace’ al pari di un gioco di carte che si ripropone a quanti, seduti intorno al tavolino, magari (anzi certamente) davanti a una brocca di buon vino fatto alla vecchia maniera, si raccolgono a brindare ‘alla salute!’ e ‘alla vita!’, dopo una giornata passata ccon la schiena piegata nel duro lavoro della terra, alla raccolta delle olive o alla mietitura, e perché no, al dolce vendemmiare. Purché poi si vada tutti insieme a ballare sull’aia al suono della fisarmonica e del tamburello, sulle canzoni-a-storno che s’incastrano nel tema della ‘pizzica pizzica’, insieme canto apotropaico e imprecazione, preghiera ed esaltazione, rito magico e divinazione, sullo sfondo di una religiosità sommersa che s’aggira ancora oggi sotto altre sembianze, entrata nella cultura musicale contemporanea, e che funge da ‘suggestivo’ richiamo di sterminate masse, sotto l’egida della danza, al motto di:

‘Ballati moi, ballati tutti quanti, ballati forte'...

E che ben rende il proposito postosi nel processo di diffusione della musica e della danza popolare come forma di aggregazione comunitaria, sempre più crescente e coinvolgente a tal punto da poter attribuire ad essa valore di rappresentatività delle identità locali e della storia del territorio comprensivo del Salento e in altre subregioni della Puglia, come la Bassa Murgia e Matera, appartenuta anch'essa alla Terra d'Otranto.

Sitografia:
www.gianmariaferrantescrittore.it
www.ipoderidelsole.it

(continua nella prossima puntata)

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