Nel bel paese tutti son santi cristiani,
così avevano detto a mia madre
e lei, a sua madre,
eresse una tomba nera
sopra lo stipite in cucina,
e accese un cero al lingam
con svogliata sottomissione.
Avevo gambe come anguille
e il salumaio, che affettava
carne esiccata
con puritana purezza da orafo
non udiva mai, intera,
la mia richiesta:
“… e un chilo d’amore, grazie”.
Poi lo spauracchio della guerra
in Iraq.
A cosa serve il petrolio?
Le uova rotolavano dai gradini
della scuola,
dove avevano incastrato la mia testa.
Io rimanevo fedele alla comanda,
evaporando come un incensiere.
Sedevo sulla panchina accanto alla fontana
dove i piccioni si facevano il bidet
a pochi passi dal monumento dei caduti
per la patria
e intanto dicevo:
“Un chilo d’amore, grazie!”.
E per non scordarlo,
lo scrivevo col dito sulla polvere
delle finestre di scuola
che nessuno ripuliva,
che nessuno leggeva
tranne
quel vecchio birbone del piccione
che, poi, tornava alla fontana
per la solita toeletta giornaliera.
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