Il vero premio fu la tua cattedra nella mia età adolescenziale
sapere di non sapere ed essere investita d’un ruolo non ambito
L’Infinito e Silvia nel profumo intenso della ginestra
ed io che alla luna ho parlato tante volte ma di cose poco profonde
del vento contrario del latrato dei cani nella notte
dei tarli nell’anima e nel legno antico dei mobili della mia cucina.
Non del genere umano non della sorte non delle tempeste
Mai ho attraversato sentieri dove il vento profumasse di gelsomino e rose
la lavanda fu la sola sorpresa notturna d’un cuscino sprofondato nel sofà
tra le note di Chopin le parole sugli scaffali i sogni sgranati di vermiglio,
i melograni della pazienza e dell’attesa nel grigio degli inverni
Da piccola fui grande con mio immenso stupore tra le bambole mai possedute.
Ora rotolo in discesa, un granello destinato a scomparire
mentre un canto notturno di pastori risale la collina
Non è più tempo di tramonti silenziosi e mazzolini di rose e di viole
Non è più tempo di vigne di siepi e meraviglia ed orizzonti di luce ove annegare.
Le cicale … che frastuono quando l’aria è satura di menzogne,
nel prato verde di nostalgia e desideri calpestati per distrazione!
Dedicata al mio prof. Biagino
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