Scritta ai tempi di quando ero su Facebook (2015 credo) dove imperava l’esser buoni a tutti i costi (era diventata una moda) e parlare di dolore era vietato e venivo criticato perché pubblicavo poesie che parlavano di dolore, il mio soprattutto. Ma di una cosa sono convinto, come per arrivare alla luce bisogna attraversare il buio, così per arrivare alla carità, alla bontà, all’amore per il prossimo bisogna attraversare il dolore.
Lettera aperta
È un po’ che mi guardo in giro
e non vedo altro che un elogio all'amore,
al sorriso, alla serenità...
anche io l'ho fatto, per carità.
Ma mi chiedo perché questo "buonismo" a tutti i costi,
come una corsa forzata a decantare appunto l'amore,
il sorriso, la serenità interiore, l'illuminazione ecc.
Per carità, ci sta e guai a non farlo se vogliamo migliorare questo povero mondo.
Ma è tutto vero? Vissuto veramente? Sentito pienamente?
Siamo davvero così e basta?
O non è altro che un velo per coprire quella parte di noi che ci fa paura?
O il desiderio ancora non raggiunto che quelle cose si avverino?
Un mostrare ciò che in realtà non c'è ancora completamente?
O non è altro che un soffocare quelle silenti grida dentro noi
che vorrebbero solo essere ascoltate?
Perché non dare voce a quello che realmente vive in noi?
Mancanza di coraggio? Vergogna di mettere a nudo la propria anima,
se mai l'abbiamo incontrata?
Ma così mentiamo a noi stessi, prima che agli altri,
mettendo in mostra ciò che non siamo,
ma solo maschere.
Siamo umani imperfetti e non ciò che vorremmo essere per ora.
Verrà il nostro tempo al momento opportuno,
e guai ad abbandonare il sentiero che ci conduce alla luce,
ma intanto diamo spazio a tutto ciò che alberga in noi senza vergogna,
se vogliamo liberarcene,
altrimenti appariremo solo a metà.
Tutto ciò è solo il mio parere personale e non pretendo che siate d'accordo,
ma mi sembrava giusto parlarne.
Non voglio che rispondiate a me, ma a voi stessi.
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