Astrazioni
Stando qua sui tetti sento gli occhi
aprirsi su un pianto di stelle,
Orione puntando a destra là nel cielo
è sfumato oltre la linea bassa
strizzando l’occhio a Sirio,
mi dice che l’inverno è andato.
Da quassù vedo meglio il mondo
da quassù sogno solo se scrivo
se affido alle parole un altrove,
un deserto, una costellazione, un nome,
perché tutto ha un posto dove stare,
viviamo come scimmie in una jungla d’intenzioni
in città ostili che ci somigliano
senza trovare un nord e un sud d’aggancio
a qualcosa di reale bellezza,
i ruggiti da qui, diventano agonie lontane.
Affondo in quest’attimo notturno
dove l’inchiostro può scambiarsi atomi
con l’energia remota di una stella,
scrivo ma non dimentico di vivere
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