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Fiore di chissą quando

di Salvatore Pizzo
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Pubblicato il 15/07/2024 21:17:17

Mi raccogliesti da terra che stavo

in una fiala imprigionato e folle:

convinta fosti d’un botto ch’io fossi

ode in etere, si che tra le dita

per inalarmi spezzasti il vetro.

Ne fui lusingato e mi illusi al punto

di credere d’esser davvero, d’una

ode, l’essenza che inspirata ispira:

verso a verso, strofa a strofa

declamati fumenti terapeutici.

Per nari risalendo il tuo respiro

ti fui al cuore e poi, in un flash, nella mente.

Così mi arrivasti anima che frange

sortilegio di prigione vitrea.

Così arrivai a te essenziale come aria

di poesia che brezzando sfoglia

petali d’ un fiore di chissà quando.

 

A confessarti arriverò un di, forse:

un errore fu a mutarmi in essenza

ialinica, rimpicciolito in vitro

maldestro apprendista stregone astruso

dimentico della formula inversa.

 

Almeno, questo penso a mia discolpa:

si sa già come van le cose, vanno

come devono andare. Si che, fuori

come me, sfuggono dal vetro infranto,

d’errate convinzioni amore affranto.


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