Pubblicato il 03/03/2025 20:26:19
Ho letto questo libro in un fine settimana, tornando ogni tanto alle impronte delle mie mani sulla copertina rosso fuoco, che rappresenta la tromba delle scale di un condominio. Fa pensare a un thriller o a un romanzo d'amore. Ma l'Anniversario non è nè l'uno nè l'altro. E' una doccia gelata che ti scuote dal torpore di tombali 'normalità', nelle quali si consuma la vita del protagonista: un io che incolla pezzi, che cerca la verità sfrondandola di tutta la retorica degli assalti emotivi, che strozzano attorno al nodo scorsoio della parola famiglia. Chi è questo io che racconta? Sembra uno scultore della parola con la lucidità di un entomologo. Usa quelle semplici, ordinarie, di parole, per dire forse l'indicibile. E le anatomie dei personaggi si costruiscono sui fili di una memoria sfilacciata, sui residui di una vita domestica che ha bisogno di un movente per farsi storia, narrazione. Quello che manca nella staticità strangolante di una famiglia patriarcale in bilico sulla storia. Estranea persino alle vicende clamorose degli anni di piombo. Una famiglia monodramma. Una cappa aspirante concentrata in un unico punto, che prosciuga, devitalizza. Fino a spingere all'estrema scelta. La domanda cruciale è: si possono abbandonare i propri genitori? Anche quando il gesto è motivato, se non dalla salvezza, dall'insopprimibile istinto a essere se stessi? Il protagonista non risponde. Agisce. Il suo è un tuffo oltre oltre il ghiacciaio che rischia di evaporare definitivamente la sua persona. Un'apertura sulla possibilità. Quella di vivere e di essere se stessi.
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