S’imbroglia la frangia d’una tovaglia nel vento
che spolvera il viale e petali semina
e foglie e pensieri presto aggroviglia
Non amo le ombre appena accennate
sulla fronte un ciuffo che danza o che pesa
e passo in rassegna ogni piccolo nodo
che al pettine affiora pian piano sì lieve
e il grumo dei fili, sottile che ruba l’oro alle dita
Strappo dall’orlo quel che avanza al disordine
quasi un gioco inatteso che la sera distrae
Altre ombre altra luce altre atmosfere
strati che muoiono in una coltre più spessa
dove il carico non ha più voce in capitolo
e provvisorio è il colore come musica allegra
che evapora presto o forse s’affoga
tra riccioli d’onde e rigide piane
Sulla frangia riluce il tramonto di fuoco
prima che il nero interrompa fusioni
E restano nodi grovigli bestemmie
per l’essere dentro ad un perditempo
che la pazienza solo risolve
S’imbroglia la frangia sull’orlo nel fumo
di lingue tradotte nel muto d’un verbo
che più non risuona se non in lamento.
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