Scriveva appena un’unica bellezza:
“stupenda”, con la posa da regina.
Temeva che il pensar fosse l’altezza
del troppo impegno, preso ogni mattina.
“Magnifica”, scriveva con ardore,
ma senza entrare nelle riflessioni,
per lei, chi pensava, era si, in errore
di essere troppo seria con le azioni.
“Che arte”, dicevano, “che grande dono.
Hai fatto passi enormi, sei un talento”.
Ma dietro a tanto applauso e grande suono,
si nascondeva il vuoto di un tormento.
Giunse il tanto atteso certificato,
col fiocco e il cuore a lato del profilo.
Chi parlava di versi senza afflato,
veniva allontanato con un filo.
“Che crudeltà”, gridava la sua cricca,
ché verità le era insopportabile.
Viveva dentro ad una bolla ricca,
temendo una realtà, più fragile.
Ma scrivere davver, è altra sorte,
non basta una corona senza spine:
serve affrontare il dolore e la morte,
per poi cercar la luce fra rovine.
N.d.A.: Puramente casuale, ogni riferimento a persone e fatti. Felice lettura e buona riflessione.
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